Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha fatto un discorso à la Capanna, in un italiano molto “denso” ma senza parole a sproposito. Ovviamente avrebbe potuto dire le stesse cose in modo piano e comprensibile a tutti, ma ha scelto quell’eloquio per dimostrare il proprio valore a possibili detrattori che, con il suo predecessore, hanno avuto terreno facile per le prese in giro, visto il pressapochismo di chi vota libri senza averli letti, e confonde le piazze delle capitali. Le prese in giro ci sono state comunque. Nessuno trattava Moro come un deficiente quando parlava in politichese, mentre nelle scuole di partito del PCI i linguaggi erano in sinistrese, utilizzato anche in contesti “popolari”. Giuli non parlava al pubblico di una trasmissione televisiva, ma in Parlamento. In televisione non parla in quel modo.
Il celoma schizocelico dei protostomi non è omologo al celoma enterocelico dei deuterostomi, anche se la formazione della cavità subombrellare nell’entocodon degli idrozoi potrebbe costituire una premessa per l’evoluzione monofiletica delle cavità corporee allocate nel mesoderma dei metazoi triblastici. Ho pronunciato frasi del genere a congressi di biologia evoluzionistica, ma se usassi le stesse parole in una scuola o in un programma di divulgazione scientifica… farei una figura à la Giuli. La nostre (la mia e quella di Giuli) non sono supercazzole, ma semisupercazzole. Le supercazzole sono prive di significato, intimidiscono un uditorio che non osa palesare la propria inadeguatezza a comprenderle. La semisupercazzola ha senso, ma diventa una supercazzola se enunciata nel contesto sbagliato.
Giuli ha pronunciato il suo discorso in Parlamento, e si presume che gli “eletti” dal popolo siano in grado di capire un discorso sulla cultura pronunciato dal Ministro della Cultura. Si presume anche che i giornalisti parlamentari siano in grado di tradurre in chiaro discorsi molto tecnici. Evidentemente non sono in grado e, invece di vergognarsi, prendono in giro il ministro.
Ho assistito alla presentazione, da parte di Massimo Cacciari, di Labirinto Filosofico. L’ho comprato e, lo confesso, moltissime frasi sono a me incomprensibili a causa della mia inadeguatezza culturale in campo filosofico. L’ho tenuto a lungo sullo sgabello del bagno: stimolava la mia naturale regolarità. Cacciari, in televisione, non parla in quel modo: fa ragionamenti a “prova di imbecille” e perde le staffe se vede che non è compreso anche quando si esprime in forma semplificata. Quando scrive un trattato filosofico sfodera il filosofese. Giuli non perde neppure le staffe, dimostrando un sereno fair play. E quindi, per quel che vale, gli esprimo la mia solidarietà.
Nota 1. Uso spesso chat GPT e avrei voluto chiedergli di semplificare il discorso di Giuli e di identificare passaggi privi di senso. Qualcuno lo ha fatto prima di me e trovate qui il resoconto.
Nota 2. Ho chiesto a chat GTP di semplificare la frase in scientifichese sul celoma. Dopo alcuni tentativi è arrivato a questa: Il celoma, cioè la cavità corporea, si forma in modo diverso nei protostomi e nei deuterostomi, due grandi gruppi di animali. Nei protostomi si sviluppa in un modo (schizocelico) e nei deuterostomi in un altro (enterocelico), quindi non hanno un’origine comune. Tuttavia, la formazione di una cavità simile a quella del celoma in alcuni idrozoi (un tipo di meduse) potrebbe essere un primo passo verso l’evoluzione delle cavità corporee degli animali triblastici, cioè quelli che, durante lo sviluppo, formano tre strati di tessuti (endoderma, mesoderma e ectoderma), da cui derivano tutti i loro organi e tessuti. 96 parole contro 39, ma mi rendo conto che anche così è necessaria una certa conoscenza di anatomia per comprenderne il senso.
Nota 3. Stimola la tua naturale regolarità, 5 parole, in 2 parole significa: fa cagare.
Nota 4. Oggi abbiamo politici non laureati o laureati in università telematiche. Probabilmente non sono in grado di elaborare frasi complesse. D’altronde il cambio di paradigma da Moro a Berlusconi nella comunicazione politica ha ridirezionato la filogenesi del nostro linguaggio, generando ontogenesi individuali sempre più semplificate, segnate da atavismo culturale. Come se fosse antani. Ma non lo è.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 21 ottobre 2024]