Il tempo ritrovato in una vecchia cartolina

 di Antonio Errico

Il 20 giugno del 1917, un soldato della 18° compagnia mitraglieri inviava al padre una cartolina in cui scriveva così: “Mio caro padre, con queste poche mie povere parole vengo per dirvi che di mia salute sto bene e tanto credo sia di tutti voi in famiglia. Come ho inteso nella vostra lettera avete finito coi bachi, sono poi tanto contento a sentire che tutto va bene e della grandine che non ha dato un gran danno. Ora vi dirò io che vita mi tocca fare: non si può spiegare nulla del posto che mi trovo, altro che vi dico che tanto si patisce specialmente ora che tanto caldo, l’acqua è tanto poca che non ce n’è. Quando mi scrivete mi mettere nella lettera qualche francobollo perché qui non ci sono. Saluti e baci a tutti. Vostro figlio”. (il testo della cartolina l’ho trovata in rete).

Durante la prima guerra mondiale, cartoline e lettere erano il solo modo per avere un contatto con i familiari. Ma erano vietate le cartoline con paesaggi perché avrebbero potuto dare al nemico informazioni sui luoghi.

A volte, quando arrivava la cartolina dal fronte, chi l’aveva scritta non c’era più. Se l’era portato via un frastuono assordante di granata, o un silenzio di baionetta conficcata nel torace.

Cartoline. Souvenir.

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