di Giuseppe Tinè
Metamorfosi
Non c’è pensiero o affetto
che si perda nel nulla.
Amori e turbamenti fluttuano nell’aria,
sono nube, pulviscolo di luce.
O vapore lunare.
.
Nello schiudersi del fiore,
o nel formarsi di una stella,
quel che accade ha lo stesso respiro
del tuo desiderio.
Niente muore davvero.
.
Per questo qualche volta una nuvola
ha forma d’animale, o sopra le ali
di una farfalla c’è il disegno di una rosa:
figure di un legame, parvenze fuggitive
di una trama condivisa.
.
O forse questo è solo il sogno
di una metamorfosi.
Un sogno che la parola oppone
al silenzio che la abita,
la materia al vuoto che l’assedia.
***
Ad aprire il Convito delle stagioni, è subito una domanda: la domanda sul nulla, sul durare o lo svanire nel nulla di pensieri ed affetti. Prete ipotizza qui, assai più che non affermi, che nessun pensiero, nessun affetto, può perdersi nel nulla. Gli amori e i turbamenti – quanto cioè di (leopardianamente) più caldo e vivo, di più intenso e patito – abbiamo vissuto, continua (o potrebbe), egli dice, a fluttuare nell’aria, come (cioè nella forma) – ed è qui la prima, tutta materiale, “metamorfosi” – nube, pulviscolo di luce; o, anche, vapore lunare. Nube, pulviscolo di luce, vapore lunare: immagini del fluttuare, appunto.
Infinito è infatti per Prete, ancora una volta leopardianamente, solo il desiderio della vita, il suo respiro: il suo materiale respiro che si tramuterebbe e continuerebbe qui negli elementi – anch’essi naturali e materiali – della nube, del pulviscolo di luce, del vapore lunare: dove il termine “pulviscolo” e “vapore” intendono suggerire, appunto, insieme con quella del loro fluttuare, anche l’idea della loro “fisicità”. Perciò niente muore (o morirebbe) davvero.