di Paolo Vincenti
Di fronte alla drammatica escalation nel Vicino Oriente, tutto l’Occidente si interroga su quali ripercussioni potrebbe avere un conflitto su larga scala, ma soprattutto ci si chiede a quale livello di barbarie giungeranno i sanguinari mastini della guerra che governano le nazioni coinvolte. I bombardamenti dell’Iran su Israele non lasciano margini di speranza. La pioggia di fuoco che si è abbattuta alcune notti fa su Tel Aviv, di una potenza anche superiore agli attacchi missilistici di aprile, che avevano avuto più che altro uno scopo dimostrativo, fanno capire che l’Iran ormai fa sul serio. Fino ad ora, abbiamo assistito al fallimento di ogni mediazione diplomatica e ogni appello al cessate il fuoco, anche ai più alti livelli, è stato vano. L’Iran vuole spazzar via Israele, è la sua missione dichiarata da sempre. Israele vuole abbattere “l’asse del male” e, per far questo, attaccare e distruggere il paese degli ayatollah, che questo asse sorregge. La guida suprema dell’Iran, Khamenei, ha intimato ad Israele di non reagire, altrimenti sarà la fine. Difficile, quasi impossibile, che le parole del leader sciita vengano ascoltate dal premier israeliano Netanyahu che ha già annunciato una terribile risposta. Caldeggiato dagli Stati Uniti, Netanyahu fa bellicose dichiarazioni di pesanti conseguenze per la repubblica islamica.