Manni: quarant’anni in Terra d’Otranto

di Antonio Prete

Lecce, 1984. Una rivista letteraria è l’inizio: “l’immaginazione”. Un bimestrale stampato con frugale domesticità, ma che già accoglie sin da subito presenze attive sulla scena culturale del Paese. Il Salento, o Terra d’Otranto, come un tempo si chiamava, è una penisola che a partire dalle prime cinquecentesche tipografie ha sempre avuto piccole, diffuse, esperienze di editoria, corrispondenti a quel certo fervore culturale che Croce nella Storia del Regno di Napoli riconosce, motivandolo con la distanza, e sostanziale autonomia, della città e provincia di Lecce nei confronti di Napoli capitale. Alla rivista, che da subito è sostenuta da una rete di collaborazioni, per il tramite di intellettuali come Maria Corti o Romano Luperini, segue dopo alcuni mesi il primo libro: Segni di pace. Lingua di pace. Un’antologia di poeti che intervengono ciascuno con il proprio linguaggio e il proprio timbro di scrittura sulla grande – urgentissima anche oggi – questione della pace. Ci sono, nell’Antologia, Caproni, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Volponi, Leonetti, Malerba, Pagliarani. Ci sono anche Amelia Rosselli, Antonio Porta, Biancamaria Frabotta, e altri. L’antologia è introdotta da Romano Luperini. Un’antologia di poeti sulla pace è una sorta di fondazione che ha già in sé l’asse che caratterizzerà negli anni a venire l’attività editoriale: l’esperienza letteraria, con le sue plurali ramificazioni di stili e di forme, non separata dallo sguardo sulla realtà che diciamo politica, la ricerca letteraria animata sempre da una tensione civile. 

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