di Guglielmo Forges Davanzati
Prendiamo sul serio la recente dichiarazione di Giorgia Meloni secondo la quale il Governo da lei presieduto “sta facendo la Storia” e proviamo a verificare se, sul piano della politica economica (ovvero, una parte importante, se non la più importante dell’azione complessiva di un esecutivo), sono stati introdotti elementi di significativa discontinuità e, se sì, con quali risultati. Questa valutazione è importante anche perché può costituire la base per un bilancio del biennio trascorso da Meloni a Palazzo Chigi.
La legge di bilancio in discussione in questi giorni reitera un mix di misure già sperimentate sia dal centro-sinistra, sia dal centro-destra, a partire dai primi anni Novanta. Fu, quella, una fase nella quale si decise di accelerare la transizione dal modello di economia mista prevalente negli anni Sessanta-Settanta (con rilevante intervento dello Stato, sia per la fornitura di servizi di welfare, sia come produttore di beni attraverso le imprese pubbliche) al modello di economia di mercato deregolamentata.
Tutti i principali provvedimenti annunciati o già realizzati da questo Governo (dalle agevolazioni fiscali alle imprese, alla reintroduzione dei voucher, al taglio dei finanziamenti alle Università, alle privatizzazioni, alla spending review) sono già stati sperimentati e costantemente ripetuti proprio a partire dalla svolta dei primi anni Novanta. È interessante poi osservare che i due principali “cavalli di battaglia” di Giorgia Meloni – il rinnovo annuale una tantum del taglio del cuneo fiscale e la Legge sull’autonomia differenziata – non solo non rappresentano nulla di nuovo nella nostra Storia recente, ma sono sempre stati i punti di forza di Governi di centro-sinistra.