I sepolcri superstiti degli Orsato e dei Piazzola nella Basilica del Santo a Padova

di Rocco Orlando


Basilica di S. Antonio di Padova. Tomba di Antonio e Gaspare Orsato.

     Gonzati (vol. II p. 9) dice: “Erano appena scorsi vent’anni (verso il 1251, ndr) dalla fondazione della nostra Basilica, che le più cospicue fra le padovane famiglie addossavano alle sue esteriori muraglie arche e sepolcri entro cui collocare le ossa dei morti congiunti. Né pe ‘l corso di cinque secoli, alcuno osò turbare la quiete di que’ sepolcri […]. Ma quando nel 1763 si copriva di nuovo lastrico la piazza intorno alla chiesa, allora si tolsero dalla facciata tutte le tombe che vi stavano appoggiate, e le pietre monumentali restituivansi alle famiglie, che a tenore dei loro diritti, avevano prestato l’assenso alla demolizione”.  

     E Pietro Selvatico riporta: “Furono levate per la barocca ragione portata dal pubblico perito Andrea Ciotto che vi facevano una cattiva vista in quella frequentata situazione”. Sempre nel 1763, “a rendere più spaziosa la piazza e più vago il prospetto della Basilica, voleansi abbattere, com’erasi fatto delle altre arche, anche le due celle dei Carraresi […]. Ma essi si opposero: “anzi impetrarono dal Consiglio dei Dieci un decreto, per il quale s’ingiungeva che rimaner dovessero intatte, nè si poteva fare innovazione alcuna qual onorata memoria degli antichi Carraresi” Il primo carrarese fu Alberico Leone che ordinò di essere seppellito presso la Basilica di S. Antonio con testamento dell’8 maggio 1279 che recitava: “Apud ecclesiam beati Sancti Antonii […] ad faciendam et instruendam sepulturam meam“

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