Manco p’a capa 223. Scuola: si impara senza capire

di Ferdinando Boero

Nel precedente contributo a questo blog tratto delle basi su cui è fondato l’insegnamento nel nostro paese. Salvo rare eccezioni, si propongono regole generali, astratte, non basate su esperienze quotidiane: il metodo deduttivo. Ho argomentato che sia il metodo induttivo (prima l’esperienza e poi l’astrazione) ad essere più consono alla nostra natura, riferendomi all’apprendimento della lingua madre: prima si parla, poi si imparano le regole.
Molti commentatori mi hanno contestato, spiegandomi l’utilità delle le regole, come se avessi scritto che è inutile conoscerle. Vista la dominanza delle astrazioni, l’osservazione della natura è assente dai percorsi scolastici e, per compensare la mancanza, si è molto sviluppata la divulgazione naturalistica: pare che il tema sia gradito al pubblico.
Come non sono d’accordo con la logica dell’apprendimento scolastico, così lo sono con la documentaristica sulla natura. La scuola ha basi deduttive (regole senza la pratica), la documentaristica è esclusivamente induttiva: tanti fatterelli che non portano ad alcuna regola generale. Il fine è di sollecitare meraviglia e sorpresa nello spettatore: la reazione OHHH. All’inzio questo approccio si basava su una strategia: prima attiriamo gli spettatori con la meraviglia, e poi generiamo la consapevolezza: la reazione AHHH. Alla consapevolezza non siamo mai arrivati. I due estremi (scuola deduttiva, divulgazione induttiva) non ammettono compromessi.

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