di Giuseppe Palma
Dopo “Scritti su Dante”, saggio letterario edito ad agosto di quest’anno da GpM edizioni, il prof. Ettore Catalano pubblica questo suo ulteriore lavoro dantesco, stavolta sull’esilio del Sommo Poeta, in collaborazione con la mia biblioteca digitale (labibliotecadipalma.it).
Ettore ripercorre, con dovizia di particolari, le vicende storiche che portarono Dante all’esilio obbligato (fu condannato a morte e dunque non fece mai più ritorno a Firenze), e ai suoi tentativi – tutti falliti – di fare rientro in patria. Uno su tutti quello di aver sostenuto il progetto di Enrico VII di Lussemburgo, detto Arrigo, che intendeva scendere in Italia ponendo fine alle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, imprimendo sull’Italia centro-settentrionale l’autorità politica imperiale, lasciando al Papa solo quella spirituale. Un progetto senza dubbio “ghibellino”, che tuttavia non determinò in Dante il passaggio dalla fazione Guelfa a quella Ghibellina. Ma il sostegno ad Arrigo valse al Sommo Poeta l’accusa feroce di ghibellinismo da parte dei suoi amici Guelfi bianchi. L’intenzione del Poeta era, senza dubbio, quella di sostenere Arrigo non per diventare ghibellino bensì per tornare finalmente a casa sua (dove aveva lasciato la moglie Gemma Donati e i tre figli), da uomo libero. Ma Arrigo morì prematuramente di malaria all’inizio della spedizione in Italia, il 24 agosto 1313, a Buonconvento, dopo che aveva cinto d’assedio la città di Siena. E con la morte di Arrigo svanirono definitivamente anche le speranze di Dante di fare rientro a Firenze.
Particolarmente interessante è la tesi di Catalano, sostenuta – tra gli altri – anche dal Santagata, secondo cui Dante abbia iniziato a scrivere la Cantica dell’Inferno non quando era già in esilio bensì qualche anno prima, quando ancora era a Firenze, e che fosse tornato in possesso dei relativi fogli durante il suo primo esilio, in Lunigiana.
Un avvincente saggio storico-letterario che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i giovani.