di Gianluca Virgilio
Questa storia ho intenzione di consegnarla a tutti i giornali. Il fatto è accaduto nell’estate appena trascorsa, in campagna di mio suocero. Siccome mio suocero ha una certa età e fa fatica a tirare su il secchio del pozzo, gli davo una mano, mentre lui faceva altre cose. Tiro su il secchio, dunque, e stranamente nel cerchio tremolante dell’acqua mi sembra di vedere qualcosa, una bottiglia molto piccola, di quelle da collezione che contengono non più di 20 centilitri di liquore, ben tappata e sigillata. La prendo in mano, la sollevo all’altezza degli occhiali e, all’improvviso, mi sento nel mezzo di una storia salgariana o verniana: dentro la piccola bottiglia era stato rinchiuso un rotolino di carta, fatto di sei fogliettini di block-notes scritti con incerta grafia ad inchiostro nero, che non richiedevano altro che d’essere letti. Detto fatto, ecco che cosa c’era scritto:
Se un giorno qualcuno leggerà queste parole, lo prego di darne notizia alle persone che mi conoscono, perché sappiano che sono ancora in vita. Non chiedo che mi soccorrano (e come potrebbero!), ma solo che mi ricordino nel modo migliore.