Inchiostri 127. Secondo inchiostro senese

di Antonio Devicienti

La cosa pubblica, la res publica e l’essere ogni individuo parte di una comunità.

Ecco, t’invito a entrare con me in Palazzo pubblico, vieni, saliamo al primo piano, andiamo fino alla Sala del Consiglio: guarda: quella figura col copricapo rosso, lì, sull’impalcatura in alto al centro (aguzza un po’ la vista perché è molto in alto, ma è l’unica col copricapo rosso tra i lavoranti che vedi indaffarati nei vari livelli dell’impalcatura) è il Maestro Simone Martini. Dipinge una Maestà che, per volere della città, esprima fede profonda e amore per la cosa pubblica che qui a Siena significa libertà e solidarietà tra i cittadini.

Dicono che, prima di prendere i pennelli in mano e lavorando le mescole, preghi, mormori a voce bassissima, impetri compresenza di visione e forma, d’intelligenza e intuizione.

Non lo distrae l’andirivieni di chi, per varie ragioni, arriva fin qui, né il sagace impegno dei suoi lavoranti.

È come se l’enorme parete fosse, palmo a palmo, un rendere grazie e un cantare, un toccare sé stesso per rinunciare a sé.

Noi Senesi attendiamo la fine del lavoro, ma sappiamo che il Maestro dispiegherà tutta la gioiosità di una Maestà d’affollata sapienza.

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