Traduzioni 5. Da August von Platen

Il mio sguardo aveva lasciato indietro il mare

quando dai flutti emersero i templi del Palladio

sui cui gradini s’infrangevano le onde

che ci avevano portati fin lì senza ostacolo.

.

Attracchiamo, ringraziamo la buona sorte

e la Laguna sembra volarsene indietro,

gli antichi colonnati dei Dogi stanno

innanzi a noi solenni – e anche il Ponte dei Sospiri.

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Il leone di Venezia, un tempo orgoglio di Venezia,

lo vediamo stagliarsi con le sue ali di bronzo

in cima all’alta colonna.

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Scendo a terra, non senza timore e incertezza –

Piazza San Marco risplende nella luce solare:

oserò davvero attraversarla?

.

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Questo labirinto di ponti e di calli,

che in mille nodi s’incrociano,

come riuscirò a scioglierlo?

Come potrò afferrare questo grande enigma?

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Salendo dapprima sulle terrazze del Campanile di San Marco

posso spingermi ben lontano con lo sguardo

e dalle meraviglie che mi circondano

scaturisce un’immagine – perspicue si fanno le forme.

.

Lì saluto l’Adriatico, oceano blu,

e qui le Alpi che in ampio arco

guardano in giù sulle isole della Laguna.

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E guarda! qui giunse un popolo coraggioso in fuga

a costruire palazzi e templi

su piloni di quercia nel mezzo delle onde.

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Ora ho superato il senso di vertigine

e non vago più qui e là nella distanza.

Il mio spirito ha conquistato una guida sicura

da quando ha trovato finalmente un amico.

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Ora ti appartiene, amico, il mio tempo,

mi hai donato una meta verso cui muovo,

mi affretto di qua o di là

dove so che posso incontrarti.

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Mi saluti da un altare,

il tuo spirito è anelito di armonia

e la tua dolce anima ama il vero.

O quale felicità consegnarsi intero a te

e, se fosse possibile, anno dopo anno

vivere insieme con i tuoi angeli, Giovanni Bellini!

.

.

In un primo tempo ho fatto poco caso a te,

Tiziano, uomo ricolmo di forza e di vita!

Adesso mi vedi tremare innanzi alla tua grandezza

da quando ho contemplato l’Assunzione di Maria!

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La mia mente, tarda, era oscurata dalle nubi,

come quelle che si librano ai piedi dei tuoi Santi:

ora vedo te anelare allo stesso cielo

per il quale Maria nell’intimo si strugge!

.

Quasi al tuo fianco si dà a vedere il Pordenone:

in vita non volevate cedere l’uno all’altro –

morti, ognuno di voi due ha la sua gloria!

Affratellati potete ancora porgere la mano

al fedele, conterraneo Giorgione

e a quel Paolo cui ben pochi pittori sono pari!

.

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Un lungo, eterno sospiro sembra abitare

in quest’aria che si muove piano,

mi soffia incontro da quelle sale

dove un tempo signoreggiavano allegria e giubilo.

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Venezia è caduta – malgrado le sue ere grandiose

non è possibile riportare indietro la ruota della fortuna:

vuoto il porto, poche navi attraccano

alla bella Riva degli Schiavoni.

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Quanto sei andata orgogliosa un tempo, Venezia,

fiera dama in abiti d’oro

proprio come ti ha dipinta Paolo Veronese!

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Adesso un poeta, meravigliato, sta davanti

allo splendore della grande scalinata e paga

il suo tributo di lacrime che non può mutare nulla!

.

.

Che cosa rimane infine della vita?

Che cosa riusciamo a mettere al sicuro dei suoi tesori?

La dorata felicità, il dolce piacere

passano rapidi – fedele è solo il dolore.

Prima che le mie ultime ore precipitino nel nulla

voglio vagare ancora in lungo e in largo,

il mare di Venezia, le sale marmoree di Venezia

guardare con i sensi stupiti colmi di nostalgia.

.

L’occhio si muove con instancato slancio

come se nello specchio ch’esso è s’attardasse

ciò che non riesce a librarsi un po’ più a lungo davanti a lui:

.

infine, sottraendosi all’ultimo impulso,

cade su quel volto (ah!) per l’ultima volta

nella brevità dell’esistere uno sguardo d’amore.

.

.

Quando pesante melancolia culla la mia anima,

amo aggirarmi per le botteghe di Rialto –

per non smarrire lo spirito in quisquilie

ricerco il silenzio che sopravanza il giorno.

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Allora guardo spesso, affacciato dai ponti,

nelle vuote onde che silenziose tremolano

là dove – oltre i muri a metà intaccati –

un alloro sevatico sporge i rami.

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E quando in piedi sui gradoni di pietra

spingo lo sguardo a perdersi nel nero mare

(con lui i Dogi non celebrano più le nozze)

.

allora a malapena mi ridesta sulla riva silenziosa,

risuonando di quando in quando

da canali distanti, il richiamo dei gondolieri.

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