Il mio sguardo aveva lasciato indietro il mare
quando dai flutti emersero i templi del Palladio
sui cui gradini s’infrangevano le onde
che ci avevano portati fin lì senza ostacolo.
.
Attracchiamo, ringraziamo la buona sorte
e la Laguna sembra volarsene indietro,
gli antichi colonnati dei Dogi stanno
innanzi a noi solenni – e anche il Ponte dei Sospiri.
.
Il leone di Venezia, un tempo orgoglio di Venezia,
lo vediamo stagliarsi con le sue ali di bronzo
in cima all’alta colonna.
.
Scendo a terra, non senza timore e incertezza –
Piazza San Marco risplende nella luce solare:
oserò davvero attraversarla?
.
.
Questo labirinto di ponti e di calli,
che in mille nodi s’incrociano,
come riuscirò a scioglierlo?
Come potrò afferrare questo grande enigma?
.
Salendo dapprima sulle terrazze del Campanile di San Marco
posso spingermi ben lontano con lo sguardo
e dalle meraviglie che mi circondano
scaturisce un’immagine – perspicue si fanno le forme.
.
Lì saluto l’Adriatico, oceano blu,
e qui le Alpi che in ampio arco
guardano in giù sulle isole della Laguna.
.
E guarda! qui giunse un popolo coraggioso in fuga
a costruire palazzi e templi
su piloni di quercia nel mezzo delle onde.
.
.
Ora ho superato il senso di vertigine
e non vago più qui e là nella distanza.
Il mio spirito ha conquistato una guida sicura
da quando ha trovato finalmente un amico.
.
Ora ti appartiene, amico, il mio tempo,
mi hai donato una meta verso cui muovo,
mi affretto di qua o di là
dove so che posso incontrarti.
.
Mi saluti da un altare,
il tuo spirito è anelito di armonia
e la tua dolce anima ama il vero.
O quale felicità consegnarsi intero a te
e, se fosse possibile, anno dopo anno
vivere insieme con i tuoi angeli, Giovanni Bellini!
.
.
In un primo tempo ho fatto poco caso a te,
Tiziano, uomo ricolmo di forza e di vita!
Adesso mi vedi tremare innanzi alla tua grandezza
da quando ho contemplato l’Assunzione di Maria!
.
La mia mente, tarda, era oscurata dalle nubi,
come quelle che si librano ai piedi dei tuoi Santi:
ora vedo te anelare allo stesso cielo
per il quale Maria nell’intimo si strugge!
.
Quasi al tuo fianco si dà a vedere il Pordenone:
in vita non volevate cedere l’uno all’altro –
morti, ognuno di voi due ha la sua gloria!
Affratellati potete ancora porgere la mano
al fedele, conterraneo Giorgione
e a quel Paolo cui ben pochi pittori sono pari!
.
.
Un lungo, eterno sospiro sembra abitare
in quest’aria che si muove piano,
mi soffia incontro da quelle sale
dove un tempo signoreggiavano allegria e giubilo.
.
Venezia è caduta – malgrado le sue ere grandiose
non è possibile riportare indietro la ruota della fortuna:
vuoto il porto, poche navi attraccano
alla bella Riva degli Schiavoni.
.
Quanto sei andata orgogliosa un tempo, Venezia,
fiera dama in abiti d’oro
proprio come ti ha dipinta Paolo Veronese!
.
Adesso un poeta, meravigliato, sta davanti
allo splendore della grande scalinata e paga
il suo tributo di lacrime che non può mutare nulla!
.
.
Che cosa rimane infine della vita?
Che cosa riusciamo a mettere al sicuro dei suoi tesori?
La dorata felicità, il dolce piacere
passano rapidi – fedele è solo il dolore.
Prima che le mie ultime ore precipitino nel nulla
voglio vagare ancora in lungo e in largo,
il mare di Venezia, le sale marmoree di Venezia
guardare con i sensi stupiti colmi di nostalgia.
.
L’occhio si muove con instancato slancio
come se nello specchio ch’esso è s’attardasse
ciò che non riesce a librarsi un po’ più a lungo davanti a lui:
.
infine, sottraendosi all’ultimo impulso,
cade su quel volto (ah!) per l’ultima volta
nella brevità dell’esistere uno sguardo d’amore.
.
.
Quando pesante melancolia culla la mia anima,
amo aggirarmi per le botteghe di Rialto –
per non smarrire lo spirito in quisquilie
ricerco il silenzio che sopravanza il giorno.
.
Allora guardo spesso, affacciato dai ponti,
nelle vuote onde che silenziose tremolano
là dove – oltre i muri a metà intaccati –
un alloro sevatico sporge i rami.
.
E quando in piedi sui gradoni di pietra
spingo lo sguardo a perdersi nel nero mare
(con lui i Dogi non celebrano più le nozze)
.
allora a malapena mi ridesta sulla riva silenziosa,
risuonando di quando in quando
da canali distanti, il richiamo dei gondolieri.