Manco p’a capa 221. La transizione ecologica senza gli ecologi

Abbiamo introdotto biodiversità ed ecosistemi nell’Articolo 9 della Costituzione, ma alle parole non seguono i fatti. I partiti che mettono l’ambiente nei loro programmi di solito pensano alle tecnologie, non a biodiversità e ecosistemi. Lo stesso avviene nei media. Quanti ecologi appaiono nelle trasmissioni di approfondimento politico? Forse compare qualche ecologista, e non è la stessa cosa. Quanto spazio viene dato a biodiversità ed ecosistemi nei percorsi scolastici e, dopo, in corsi di laurea tipo economia, scienze politiche, ingegneria, architettura, giurisprudenza e molti altri? Qualunque attività svolgiamo va inserita in un contesto ambientale, perché tutto quello che facciamo ha rapporti con l’ambiente, ma la cultura ecologica è confinata in corsi di laurea focalizzati sulla natura, i cui laureati trovano pochi sbocchi lavorativi anche nell’era della transizione ecologica. Il M5S ha considerato l’ambiente, ma presto è passato ad altro, come suggerisce il titolo del libro “Snaturati”, di un sostenitore dell’ambientalismo pentastellato della prima ora, Marco Morosini, esperto di indicatori ambientali e sviluppo sostenibile al Politecnico di Zurigo. Il suo libro conferma la tesi di De Sanctis: il M5S ha dimenticato le sue origini ambientaliste, peraltro a forte impronta tecnologica, ed è andato in altre direzioni. Gli altri partiti, dal canto loro, quasi non considerano la questione ambientale. La transizione ecologica si fa senza l’ecologia. Magari con il nucleare. Alla faccia dell’Articolo 9 della Costituzione.

[“Il Secolo XIX” del 16 settembre 2024]

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