Seguendo l’ombra di Tancredi si scopre l’anima dei luoghi

di Antonio Errico

Per andare a Lecce da Sud con la corriera, si passava per Dragoni, e il ragazzo che andava all’università si domandava da dove provenisse quel nome che sembrava di una fiaba, che cosa significasse. Sono passati gli anni è qualche giorno addietro Dragoni lo ha ritrovato nella pagine di un libro curato da  Piero Pascali  e Daniele Capone che si intitola “ L’ombra di Tancredi” con il sottotitolo  “Nei luoghi della cintura di Lecce”. Come dice Daniele Capone nell’introduzione, si tratta del territorio che adesso si chiamerebbe hinterland ma che probabilmente in modo certamente più suggestivo e indubbiamente annodato alla storia e alle radici di quei luoghi, si potrebbe chiamare cornice, anello, corona, cintura, perché sono parole che hanno in sé un’aurea di sacro, dice Capone, che rimandano a un monarca, un principe, un conte, come il Tancredi di Altavilla di cui lo stesso Capone racconta la leggenda  della cerva salvata nel luogo in cui poi fu costruita Santa Maria di Cerrate.

Allora ecco Vernole, Pisignano, Strudà, Acaya, Vanze, Acquarica, Castrì, Caprarica, San Donato, Galugnano, Lizzanello, Merine, Cavallino, Castromediano, San Cesario, Lequile e Dragoni, San Pietro in Lama, Arnesano, Monteroni, Novoli, Villa Convento, Trepuzzi, Surbo, Squinzano. Ecco la cintura della città di Lecce.  

In questi luoghi si addentrano gli autori, con parole e disegni, restando leggeri nelle descrizioni, profondi nel rigore della  ricerca. 

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