Incontri speciali. Giorgio Forattini: il sorriso acre del Satiro (tra gelati e caffè)…

L’occasione per rivederci è nata dall’interesse di invitarlo nella nostra città, per una ‘serata d’onore’ durante la prossima Estate Galatinese della Cuccuvàscia. Così, dopo una serie di telefonate, ci siamo ritrovati finalmente insieme, seduti a prendere una sontuosa coppa-gelato da “Vanni”, storico luogo d’incontro nel signorile quartiere Prati, dove Forattini ha la sua casa romana. (Un’altra ce l’ha a Milano, dove risiede ormai da circa trent’anni. Un’altra ancora a Parigi).

Quando non ci si vede da un po’ di tempo, si può anche avvertire quell’istintivo imbarazzo di sembrare ‘invecchiati’, specialmente se si sono superati i sessanta o i settanta, e per Giorgio addirittura gli ottanta. Portati peraltro davvero benissimo («Sono del ’31… non ci posso fare nulla», dice lui, sorridendo gigionescamente). Comunque, né Giorgio né io abbiamo percepito più di tanto questo ‘passaggio’ esistenziale.

Ci siamo invece tuffati subito, e con allegria, a riallacciare un po’ i fili della memoria.

Uno degli episodi in comune gliel’ho ricordato con vivida freschezza, quando mi ha chiesto dove ci eravamo conosciuti la prima volta. Fu sulla piazza centrale di Tolentino, nel settembre del 1977, e precisamente a un altro tavolo, quello del “Caffè Zazzeretta”, ospiti degli organizzatori della Biennale dell’Umorismo.

A lui – diventato rapidamente famoso con le sue acuminate vignette di satira, pubblicate fin dal primo numero sul nuovo quotidiano la Repubblica, fondato l’anno prima da Eugenio Scalfari – era stata dedicata una speciale mostra antologica; io facevo parte di un gruppo di disegnatori di umorismo ‘puro’, insieme a Giorgio Cavallo, Angelo Olivieri, Lucio Trojano, con una mostra collettiva collaterale. L’onore della prima mostra antologica nella stessa prestigiosa sede di Palazzo Sangallo, sarebbe arrivato per me nel 1988, assumendo poi, tre anni dopo, la Direzione della Biennale e successivamente anche del Museo della Caricatura.

Quanto al Satyricon di Repubblica – l’inserto settimanale che Forattini stesso aveva ideato nel 1978, incentivandone la partecipazione e ospitando vecchi e nuovi autori di satira (fra cui il sottoscritto: le mie prime vignette lì pubblicate apparvero nella primavera del 1979) – va sicuramente rimarcata la generosità e preziosità dell’iniziativa.

Un merito, questo di ampliare e favorire il campo ad altri colleghi disegnatori, che ho sempre sentito il dovere di riconoscere, per onestà intellettuale, e pubblicamente, a Giorgio Forattini. Com’è avvenuto anche recentemente, poco meno di un anno fa, al Teatro degli Angeli di Montelupone, nelle Marche maceratesi, in occasione della serata di premiazione della Biennale di Arte satirica, durante un incontro-intervista con l’altro grande maestro Sergio ‘Bobo’ Staino, già ospite anch’egli a Galatina nel 2013.

Proseguendo nell’amarcord, c’è da notare che, curiosamente, tra Forattini e me c’è sempre stato un tavolo ‘galeotto’… Un nuovo incontro, nell’estate 1978, avvenne infatti a Bordighera attorno ai tavoli del mitico “Chez Louis”, insieme a colleghi francesi, svizzeri, jugoslavi, durante il Salone dell’Umorismo, dove Giorgio aveva vinto il Premio per la Letteratura illustrata con il libro di vignette Un’idea al giorno.

Nell’occasione, Forattini invitò i disegnatori italiani presenti a ‘provare’ la collaborazione al Satyricon. Confesso che io rimasi un po’ intimidito. Benché avessi già prodotto centinaia di vignette satiriche, facendo anche qualche bella caricatura a molti politici e personaggi pubblici (…locali, però: sulla Civetta e su altri giornali salentini) mi sentivo molto imbarazzato. Qui si trattava di Andreotti o Pertini o Cossiga!… Politica nazionale e internazionale. Io, che la politica non la capisco oggi, figuriamoci allora!

E però, la tentazione (e l’ambizione artistica) erano fortissime. Così, provai. E dopo tre settimane, ecco apparire sulla pagina del Satyricon, accanto a quelle di Altan, due mie vignette (oggi ‘storiche’) sul tema della ‘fame nel mondo’. Seguì però un altro periodo di quarantena. E poiché avevo acquisito due nuove collaborazioni – una col settimanale La Discussione, l’altracol Messaggero, chiesi a Forattini se il motivo per cui non mi pubblicava più alcuna vignetta, fosse per “incompatibilità” con gli altri giornali.

La susseguente grande lezione di Giorgio (gliel’ho ricordato con gratitudine anche l’altro giorno) non la scorderò mai. «Macché!» mi rispose, quasi offeso. «Ognuno è libero di collaborare con chi crede. Sul Satyricon, però, io voglio vignette di satira ‘cazzute’! Che siano come un pugno nello stomaco. Tu portami vignette come quelle che hai fatto sulla ‘fame nel mondo’, e io te ne pubblicherò due, tre, anche cinque per volta!…».

Questo è stato ed è Giorgio Forattini. Un Maestro vero. E un uomo ancora innamorato, che non perde l’occasione, di tanto in tanto, per un pensiero a sua moglie Ilaria, bellissima e innamorata quanto lui.

Da molti anni – nel periodo estivo, insieme alla signora Ilaria – Giorgio diventa salentino d’adozione. Ama il nostro mare e il nostro vino. Le mille bellezze nascoste nei nostri cento piccoli paesi. La nostra Basilica di Santa Caterina. I pasticciotti alla crema.

Prima di tornare alle nostre diverse occupazioni, avendogli chiesto un ‘ricordino’ per le mie figlie, sopra un foglio portato dal cameriere si è messo a disegnare la sua faccia sorridente, con una matita in bocca a mo’ di sigaretta.

L’ha dedicato e firmato. Poi ci siamo salutati ‘alla romana’: «Ciao, Gio’, grazie!»… «Ciao, Anto’, arrivederci a Galatina!».

[2015]

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