di Adele Errico
Con le ginocchia affondate nella neve della steppa sconfinata camminano i cosacchi dello Zar e vanno verso il fiume Don. Impettiti e agguerriti si muovono quasi incuranti del gelo. Ma lì, in fondo alla schiera di cosacchi, l’ultimo di loro del cosacco ha solo il colbacco, ma non si muove come loro. Arranca nella neve, cade e scivola sulla pancia. Questo cosacco rotondetto si chiama Popoff e, nonostante sia diverso, nonostante non abbia la natura o le fattezze del cosacco, si ingegna per sentirsi come gli altri, per trovare il proprio posto in quel mondo: allora, con innata leggerezza, comincia a rotolare nella neve, per arrivare dritto al fiume. Non si perde d’animo, Popoff. Non si scoraggia nella propria evidente diversità, non è inadeguato ma unico, non stride col suo fisico goffo tra i forzuti cosacchi ma produce una nota allegra nel grigiore della steppa. Questo nome un po’ bizzarro, che dava il titolo a una canzone dello “Zecchino d’oro” del 1967, diventa il titolo di un romanzo speciale proprio come il cosacco rotondetto: “Popoff” è l’ultimo romanzo di Graziano Gala, edito da minimum fax. Gala, nato a Tricase, professore in una scuola superiore in provincia di Milano, autore di “Sangue di Giuda” (minimum fax 2021) e “Ciabatteria Maffei” (Tetra 2023), indaga con “Popoff” una mancanza, scopre un vuoto e ricerca la strada per riempirlo: Popoff, nuovo Telemaco dalle sillabe bambine, cerca il padre. Popoff saltella tra le pagine, protagonista di un romanzo che assomiglia a una novella antica, a una fiaba lontana sussurrata a una culla in una notte di diluvio, a una nenia, una cantilena.