Manco p’a capa 220. Tra noi e la natura sarà sempre la natura a vincere!


Mi sento ridicolo nei miei tentativi, anche in questo blog, di convincere chi non è convinto: non convincono le parole di tre Papi, come posso pensare di riuscirci io? I commenti ai miei interventi mostrano una netta divisione di opinioni. Chi è d’accordo con i Papi si scontra con chi mi contesta con argomenti che cerco di controbattere, anche se ho quasi rinunciato a farlo perché il muro di gomma del negazionismo non offre alcun varco ai fatti scientifici e ai ragionamenti. Poi ci sono i tecnottimisti: potremo continuare a crescere e a saccheggiare la natura grazie a nuove tecnologie. Concordo che la transizione ecologica sarà possibile solo grazie a nuove tecnologie ma la loro efficacia si misurerà con lo stato dell’ambiente, cioè della biodiversità e degli ecosistemi, recentemente introdotti nella Costituzione (articolo 9); ma anche la Costituzione, come le Encicliche, non riesce ad ispirare chi elabora proposte politiche.
Il PNRR avrebbe dovuto essere dedicato in gran parte alla transizione ecologica, ma questo non sta avvenendo e chi chiede che si tenga fede agli obiettivi primari del Piano viene accusato di ideologismo. Chi chiede il rispetto degli impegni di sostenibilità presi in innumerevoli Conferenze delle Parti è un ecoterrorista: si prefigurano nuovi reati per chi protesta, mentre i dirigenti che gestiscono aziende senza rispettare l’ambiente e la salute umana godono di scudi penali.
Ogni volta termino i miei pistolotti dicendo che poco importa quel che pensiamo o facciamo: tra noi e la natura, sarà sempre la natura a vincere. Ogni ferita che le infliggiamo ci rende più deboli e la rende più forte, favorendo l’evoluzione di nuove soluzioni, con l’avvento di specie più resistenti di noi. Magari saranno batteri e virus, per un po’, come le mucillagini che ora dominano il nord Adriatico, ma poi altri animali e altre piante si adatteranno alle nuove condizioni e la natura continuerà il suo corso. Le cinque estinzioni di massa sono state il trampolino per nuove specie, con nuove soluzioni. Innescando la sesta creiamo i presupposti per la nostra rottamazione e il passaggio a nuovi “modelli” ecologici ed evolutivi.
Gli umani hanno contezza della propria finitezza: sappiamo di dover morire come individui. Ma viviamo dimenticandolo, altrimenti saremmo la specie più depressa del creato. Questo ha permesso la coesistenza tra intelletto e progresso: che senso avrebbe “fare cose” sapendo che scompariremo? Questa difesa psicologica ci è stata favorevole ma, ora, non ci permette di capire che non sono gli individui ma la specie ad essere in pericolo a causa delle “cose che fa”.
Incuranti del ridicolo, continueremo a ribadirlo anche se la speranza di convincere chi non è convinto è pura illusione. Una flebile speranza consiste nel cercare di “ispirare” proposte politiche che mettano ambiente e pace tra le priorità stringenti. Forse alcuni di quelli che non votano potrebbero tornare a votare, riconoscendosi in valori oggi non perseguiti.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 12 settembre 2024]

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