di Gianluca Virgilio
(Continuazione)
4 maggio 1998
Eccomi di nuovo a Dossena, dopo una breve vacanza trascorsa a Galatina con la mia famiglia. Durante il viaggio di andata e di ritorno ho letto U. Eco, I limiti dell’interpretazione e G. Sasso, Il tramonto di un mito.
A Galatina ho continuato la rilettura dei Fratelli Karamazov, intermessa durante le vacanze di Pasqua. Le mie letture seguono l’andamento dei miei viaggi, sono come la mia vita, corrono parallele alla sua superficie, come la terra coltivata dei campi sugli strati profondi del pianeta.
Adesso, ore 11 e 30, approfittando di un’ora buca, trascriverò parte di un articolo di mio padre su Gobetti.
5 maggio 1998
Ho rivisto il mio racconto intitolato Storia di Fefé e Fanny. Fanny è un personaggio che proprio mancava al racconto, di cui ero insoddisfatto. Ora la mia tredicesima storia si può dire completata, salvo ritocchi che apporterò rileggendola.
Opero proprio in questo modo: leggo e rileggo, a volte dieci, quindici volte, la storia che ho scritto, per sentirne il suono, per assicurarmi che non manchi nulla, e che nulla sia superfluo. Solo quando non sento più l’esigenza di rileggerla, solo allora so con certezza che il racconto non abbisogna di nessun’altra aggiunta e può essere considerato concluso.