La manifestazione, organizzata dall’Associazione culturale “VerbaManent”, col patrocinio della Provincia di Lecce e dell’Ateneo salentino, comprendeva, nella migliore tradizione delle serate futuriste, declamazioni dinamico-sinottiche, sintesi audiovisive e contributi vari sul movimento marinettiano. Nel mio intervento tracciai un sintetico panorama del futurismo in Puglia, di cui avevo già ricostruita la storia nel volume L’avventura futurista. Pugliesi all’avanguardia (1909-1943) (Fasano, Schena, 2002), passando rapidamente in rassegna i principali personaggi implicati in questa vicenda.
Incominciai dai due precursori salentini vissuti nel primo Novecento che avevo riscoperto dopo un lungo periodo di completo oblio: Domenico (Mimì) Frassaniti, un giovane critico, nativo di Squinzano, e il pittore leccese Antonio Serrano. Il primo aveva aderito al movimento marinettiano nel 1909, l’anno stesso di fondazione, e aveva scritto già nel 1910 il primo studio critico sul Futurismo, rimasto inedito, che avevo ritrovato manoscritto tra le sue carte. Serrano, invece, in pittura aveva come (irraggiungibile) modello Umberto Boccioni, di cui cercava di seguire i principi teorici esposti nel libro, da lui spesso citato nel diario, Pittura scultura futurista (Milano, Edizioni futuriste di “Poesia”, 1914). Poi passai al poeta barese Luigi Fallacara, che dopo essersi trasferito a Firenze aveva collaborato alla rivista “Lacerba”, fondata da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, e al musicista Franco Casavola, nato a Modugno (Bari), che aveva composto musiche e manifesti futuristi, nonché il poema-romanzo Avviamento alla pazzzzia, pubblicato sempre dalle Edizioni futuriste di “Poesia” di Milano nel 1924.
Arrivato agli anni Trenta, accennai a Vittorio Bodini che appena diciottenne aveva aderito al futurismo fondando nel capoluogo salentino un gruppo d’avanguardia, il Futurblocco leccese, e al suo coetaneo Mino Delle Site che aveva tenuto la prima mostra di aeropittura futurista a Lecce nel febbraio del 1933, presentata sui giornali locali proprio da Bodini. Al tempo stesso, citai anche le riviste che avevano fiancheggiato il movimento in Puglia: dal periodico barese “Humanitas” (1911-1924) al settimanale leccese “Vecchio e Nuovo” di Ernesto Alvino (1932), fino a “±2000”, diretto a Bari da Manuel Caracciolo (1932-1933).
Luce Marinetti rimase molto colpita da questa insospettata fortuna del movimento fondato da suo padre in una regione periferica come la Puglia, ritenuta lontana, se non completamente estranea, da simili esperienze. In particolare, la colpì proprio la figura di Frassaniti che era stato in contatto epistolare con Marinetti alle origini del movimento, nel 1909-’10. D’altra parte, Luce si era sempre molto impegnata per la rivalutazione del movimento anche quando questo era osteggiato, per motivi ideologici, dalla cultura italiana. Inoltre era la curatrice del Centro Studi marinettiani della famosa Università americana di Yale, dove sono conservati numerosi documenti e carte del padre. Alla fine della manifestazione mi appose la seguente dedica sul cataloghetto, stampato per l’occasione, che comprendeva parolibere e testi in prosa di Marinetti e Benedetta, ma anche dei “nostri” Bodini e Delle Site: “Con tanta gioia nel ricordo | di una serata futurista. | Ringraziandola. | Luce Marinetti”.
Ma la mia sorpresa più grande fu l’omaggio che mi fece in quella occasione. Si trattava di uno dei libri più rari e preziosi del futurismo, Les mots en liberté futuristes, dello stesso Marinetti, pubblicato nel 1919, nella collana ufficiale del movimento, le Edizioni futuriste di “Poesia” di Milano. Il libro, che rappresenta il punto più alto della sperimentazione tipografica futurista, è considerato un vero capolavoro dell’editoria d’avanguardia e figura spesso nei Musei di arte contemporanea accanto ai dipinti e alle sculture degli esponenti maggiori del movimento marinettiano. Oltre a una parte teorica in francese in cui sono riassunti i principi del paroliberismo, comprende, fra l’altro, quattro straordinarie tavole parolibere fuori testo, ripiegate più volte, e altri esempi di poesie parolibere. Per di più, era un esemplare intonso che da allora ho religiosamente conservato nella mia collezione di libri futuristi senza mai aprirlo, usando invece, per esigenze di studio, una copia anastatica che già possedevo.
Subito dopo, anche per ringraziarla dell’inaspettato dono, le inviai due miei volumi dedicati al movimento marinettiano: Futurismo e dintorni (Galatina, Congedo, 1993) e il già citato L’avventura futurista. Pugliesi all’avanguardia (1909-1943). Luce mi rispose nella lettera che qui pubblico, ringraziandomi e facendo l’auspicio che si potesse “creare un Archivio a disposizione di studiosi, ricercatori” nel quale raccogliere le carte di Frassaniti ma anche di altri scrittori e artisti futuristi prima che andassero disperse. L’auspicio purtroppo non si è ancora realizzato e chissà se mai si realizzerà, eppure sarebbe importante conservare la memoria di questi e di tanti altri personaggi (non solo futuristi) che hanno offerto un contributo alla cultura letteraria e artistica del territorio e della nazione.
L’anno dopo le mandai l’estratto di un altro mio lavoro, Alle origini del futurismo: Michele Saponaro (alias Libero Ausonio) tra «Poesia» e «La Tavola Rotonda» (con lettere inedite di F.T. Marinetti), apparso sul n, 2 (2006) della «Rivista di Letteratura Italiana». Anche qui pubblicavo delle lettere inedite di Marinetti, inviate stavolta a un altro scrittore salentino, Michele Saponaro, che avevo rinvenuto nel suo ricco carteggio conservato nella Biblioteca interfacoltà della Università del Salento. E anche stavolta Luce Marinetti mi inviò una lettera, datata “27 settembre 2006”, per ringraziarmi.