di Antonio Devicienti
Esiste una regione nell’estremo Nord della Germania la cui storia e il cui paesaggio posseggono peculiarità oltremodo interessanti e affascinanti: lo Schleswig-Holstein. Il nome e l’opera (sia narrativa che poetica) di Theodor Storm (Husum, 1817 – Hademarschen, 1888) esprimono benissimo lo spirito di un territorio pianeggiante la cui identità è indissolubilmente legata al Mare del Nord e da esso plasmata; si tratta di un ecosistema caratterizzato dai cicli di marea che ogni 6 ore fanno sì che il mare si allontani per molti chilometri dalla costa lasciando scoperto il fondo marino (sul quale è possibile camminare e anche cavalcare) per poi tornare a ricoprirlo, dalle lingue di sabbia spesso coperte di erba, dalle lagune, dalle moltissime isole (alcune raggiungibili anche a piedi durante la bassa marea) e da un clima non sempre clemente, eppure capace di legare a sé chi vi abita determinandone una personalità spesso austera e frugale, consapevole della potenza della natura e anche della sua selvaggia bellezza. Storm ama in maniera totale la sua regione (è tra l’altro coinvolto nella lotta di liberazione dello Schleswig-Holstein dalla dominazione danese, evento che lo costringe all’esilio) e Husum, la sua città natale (la “grigia città sul mare” di una delle liriche qui proposte) – nelle sue novelle (tra i capolavori della letteratura tedesca) così come nelle sue poesie Storm dà voce a una comunità temprata dalle furie di un mare capace di generare nella fantasia di chi è nato sulle sue rive leggende e canti di struggente amore.