Le farfalle sono state uno dei soggetti ricorrenti dell’arte di Sandro il quale si è ispirato a una prosa di Hermann Hesse, del 1935, intitolata proprio Le farfalle e da lui riprodotta in un catalogo. In essa si legge, fra l’altro: “Bisogna essere ciechi o estremamente aridi se, alla vista di una farfalla, non si prova gioia, fanciullesco incanto, un brivido dello stupore goethiano. [La farfalla] è un emblema sia dell’effimero sia di ciò che dura in eterno. È un simbolo dell’anima”. Mi donò anche un’opera con questo tema dove scrisse: “Un fiore di carta con le ali che sorregge il sole per | non farlo cadere | Sandro Greco | 09”, con la dedica “All’amico Lucio da Sandro 15.04.09 h. 12”.
Nel 1999 tenne un’ampia personale a Lecce presso la Fondazione Memmo, dal titolo Il gioco e l’arte: fiori di carta con le ali, tapparazzi, tappeti, mosaici, maschere, specchi e gioielli. In quell’occasione, mi fece omaggio del libro L’arte è… con una introduzione di A. Colombo (Lecce, Ed. del Grifo, 1997), in cui, da vorace lettore quale era, aveva raccolto mille definizioni dell’arte, dal V sec. a. C. al 1996, apponendovi la seguente dedica: “All’amico Lucio | fratello nell’arte. | Sand | 29. 9. 1999 h. 12,30 | nella sala delle maschere | ‘Fondazione | Memmo’“. Dopo avere attentamente visitata la mostra, mi venne il desiderio di scrivere qualcosa su di lui. A tal fine Sandro mi fornì un consistente materiale sulla sua attività (cataloghi di mostre, recensioni apparse su giornali, suoi scritti, ecc.) che mi permise di conoscerlo meglio. Così pubblicai un articolo, in cui ricostruivo le varie fasi del suo itinerario artistico. Lo scritto, dal titolo Un creativo salentino. Sandro Greco / La ricostruzione “ludica” dell’universo, che apparve sul primo numero del 2000 della rivista «Apulia» (ma si può leggere anche in questo sito col titolo Itinerario di Sandro Greco), piacque molto a Sandro tanto è vero che l’ha ripubblicato anche in altre occasioni.
In esso cercavo di caratterizzare la sua ricerca alla base della quale, scrivevo, “c’è una concezione totalizzante dell’arte, la quale, a suo parere, deve liberarci dai condizionamenti e dalle convenzioni della vita quotidiana, sviluppando la sensibilità e l’immaginazione per rendere più fruibile umanamente la realtà. Non a caso nei suoi scritti ricorre così spesso il motivo del ‘gioco’ che, proprio come l’arte, permette all’uomo di sentirsi veramente libero e creativo e di restare sempre bambino, il che, secondo Greco, rappresenta un ‘grandissimo dono’“.
Sandro incominciò a dipingere da autodidatta nel 1948 e organizzò la sua prima mostra personale nel 1953, quando era ancora studente universitario. A questo periodo, che va avanti fino alla metà degli anni Sessanta, risalgono opere di carattere figurativo, ispirate prevalentemente al mondo del circo, che colpì fortemente la fantasia del giovane pittore, rimasto affascinato dalla possibilità di una vita diversa, più libera e autentica. Da allora quello circense è stato uno dei temi prediletti dall’artista, che gli dedicò la personale del 1964, svoltasi nella galleria Maccagnani di Lecce. Da qui la presenza costante, nelle sue opere, fino agli ultimi tempi, di clown, saltimbanchi, giocolieri, acrobati e cavallerizze, personaggi di un mondo magico e incantato, che non a caso sanno apprezzare soprattutto i bambini con la loro visione semplice e ingenua, e perciò forse più “vera”, della vita.
Ma questo periodo si può considerare una sorta di “preistoria” della sua attività. La prima fase vera e propria del suo lavoro incomincia intorno al 1967-‘68, allorché egli abbandona la pittura tradizionale e sperimenta modi nuovi di fare arte in linea con le tendenze più innovative di quegli anni, dall’arte concettuale a quella comportamentale, dall’arte povera alla land art. A questo proposito, bisogna ricordare che Sandro è stato tra i primi in Puglia ad affrontare certe esperienze, insieme col sodale di quegli anni, Corrado Lorenzo, come è stato riconosciuto dalla critica.
Nel 1967 allestisce presso la galleria Mediterranean di Brindisi la sua prima mostra d’avanguardia, dal titolo Arte e scienza. Nel suo scritto contenuto nel cataloghetto si legge che “arte e scienza comunicano perché frutto entrambe della Fantasia creatrice”. Questo tema, sviluppato da lui anche in seguito ma raramente affrontato in campo artistico, è alla base delle riflessioni contenute nel volumetto Dialogo tra un artista una farfalla e una testuggine, con introduzione di G. Dorfles (Lecce, Ed. del Grifo, 1999).
Appartengono a questa fase, certe performance come i “fiori di carta” sulla sabbia, sulla roccia e sull’asfalto, o le “strisce di carta” sugli alberi secchi e sui rifiuti industriali, che sembrano anticipare le tematiche ambientaliste. A questi anni risalgono anche innumerevoli “creazioni” di Greco, tra le quali ricordo: gli “istogrammi”, che analizzano con criteri puramente statistici la ricorrenza delle lettere dell’alfabeto in una composizione letteraria; i “farmaci concettuali”, ironiche “confezioni” di supposte, fiale, sciroppo, compresse, consigliate nelle “deficienze estetico-culturali sia acute che croniche”; i polemici “reliquiari” contenenti aria o acqua non inquinata; le “cassette di legno” contenenti invece … concetti astratti, messi in vendita come se fossero normali prodotti commerciali; le “scacchiere”, che rappresentano virtuali partite da lui giocate con alcuni dei maggiori artisti contemporanei; le “bilance” per “pesare” lo spazio e il tempo, l’ordine e il disordine; le “tele bianche”, ecc. Si tratta, come si vede, di una serie veramente inesauribile di oggetti, nei quali si dispiega tutta la fantasia, non priva di ironia, dell’artista, nonché la sua abilità manuale. La sua attività di questo periodo è ampiamente documentata nel volume Informazioni estetiche, con testimonianze di U. Apollonio, R. Barilli, A. B. Oliva, A. Colombo, G. Jacovelli, T.Trini (Manduria, Lacaita, 1973)
Intorno alla metà degli anni Ottanta, però, Sandro rifiuta l’avanguardia che accusa di mercificazione, cioè di essere diventata una pura moda, non avendo raggiunto, come ha scritto, “il fine che era nelle intenzioni, quello che è in definitiva l’ultima meta di tutte le rivoluzioni: la libertà e la felicità dell’individuo”. Ha inizio così la seconda fase del suo lavoro che è andata avanti fino agli ultimi tempi. Sandro ritorna al primo amore, la pittura, con le tecniche più varie, riprendendo le sue aeree figurazioni (vasi di fiori, personaggi circensi, cieli stellati, farfalle, soli e aquiloni) con un segno sottile e gioioso, che ricorda quello di Mirò e Klee, i suoi ideali maestri insieme a Chagall, Calder e Melotti. Al tempo stesso però realizza una serie di creazioni con i materiali più diversi, come: i “tapp-arazzi”, i mosaici, le maschere in cartapesta, gioielli in oro, argento, ottone, scacchiere, scatole in legno, libri in legno, di stoffa, di metallo, ventagli, vasi di terracotta, sculture, piatti di cartapesta. Da segnalare anche il ciclo su Éluard, a cui dedicò una pubblicazione, Éluard-Greco: Libertà, con introduzione di A. Colombo (Lecce, Ed. del Grifo, 1998), quello sui numeri (il 10, il 7) e la serie delle farfalle.
Ha continuato a lavorare fino agli ultimi anni sperimentando anche le nuove tecnologie, con l’uso del computer e dell’I-pad, ma restando sempre fuori da ogni schema e da ogni logica di tipo commerciale, creando, insomma, per il puro piacere di creare. In tutto il suo percorso artistico Greco ha dimostrato sempre una grande capacità inventiva unita a un’indubbia abilità manuale, che si rivela nell’uso sapiente di svariati materiali (dal legno alla cartapesta, dalla terracotta al mosaico, dalla ceramica alla lana al ferro) con i quali ha realizzato le sue opere. Non a caso si è definito un “artigiano dell’arte”.
Nel 2007, sul «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 2 giugno, pubblicai un altro articolo, L’ironica leggerezza di Greco, in occasione di una sua mostra nella galleria Moventi di Lecce intitolata L’edicola di Sandro Greco nella quale aveva allestito – scrivevo ‒ “una singolare e suggestiva ‘edicola’, esponendo una serie di ‘prodotti’ che siamo abituati di solito a trovare presso i giornalai o i tabacchini: giornali, libri, cartoline, francobolli. Ma ovviamente non si tratta degli stessi oggetti in quanto essi sono stati totalmente reinventati dall’artista salentino che li ha realizzati a uno a uno con la consueta fantasia”. Ecco allora – continuavo ‒ “i suoi ‘libri’, che si inseriscono in un preciso filone della sperimentazione artistica contemporanea, i cosiddetti ‘libri d’artista’: libri di metallo, di legno, di pietra con le mattonelle di ceramica incorporate… con le ‘pagine’ illustrate da Greco con le sue tipiche immagini ricche di grazia e di levità, come quelle circensi (clown, giocolieri, acrobati) che costituiscono un tema costante della sua produzione artistica. Molto originali sono pure le ‘cartoline’ di legno, con i coloratissimi ‘francobolli’, di varie forme e dimensioni, creati sempre dall’artista, che riportano i suoi fantasiosi disegnini. Le cartoline invece contengono spesso riflessioni, pensieri di vari autori sulla vita e l’arte, ai quali egli ha dedicato anche alcune pubblicazioni”.
Nel 2013, dal 18 maggio al 1° giugno, presso il Collegio Fratelli Cairoli dell’Università degli Studi di Pavia si tenne una grande mostra, dal titolo Il mondo di Sandro Greco. Sandro mi invitò a partecipare all’inaugurazione, alla quale erano presenti il rettore pro tempore, Angiolino Stella, il noto critico e teorico d’arte Gillo Dorfles, grande amico ed estimatore di Greco, Emanuele Vicini, docente di Storia dell’arte presso l’Ateneo pavese (il video dell’inaugurazione è presente pure su YouTube).
Nel suo intervento, Dorfles, ancora lucidissimo nonostante i suoi 103 anni, definì Greco “un artista del tutto particolare” e continuava così: “credo che non esista al mondo un artista del suo genere perché egli è fuori da ogni corrente, non è informale, concettuale, concretista, transavanguardista. Egli è tutto e niente, ha sempre inventato cose nuove. La sua è un’arte dell’idea, non a caso creò delle scatole piene di idee”. Al tempo stesso, mise in rilievo la sua abilità manuale con cui ha dato vita a “straordinarie invenzioni materiche”.
A mia volta ripresi la definizione di “ricostruzione ludica dell’universo” che avevo usato nell’articolo citato, parafrasando il titolo del famoso manifesto di Balla e Depero, Ricostruzione futurista dell’universo, (un titolo che di recente ho ritrovato sorprendentemente tale e quale in quello di una relazione di un Convegno sul gioco svoltosi presso l’Università del Salento). Anche qui infatti Greco vuole rifare a modo suo, secondo il suo modo di vedere, secondo la sua immaginazione, la realtà. Per questo – chiarivo ‒ ha una concezione totalizzante dell’arte che deve penetrare in ogni aspetto e momento della vita dell’uomo. Richiamai anche il nome di Perelà, l’omino di fumo protagonista del romanzo sperimentale di Palazzeschi del 1911, Il codice di Perelà, al quale Greco si avvicina per le due caratteristiche principali della sua attività: l’ironia e la leggerezza. Non a caso emblemi della sua arte sono le farfalle, i “fiori con le ali”, ma anche i personaggi circensi, entrambi simbolo di levità e di libertà.
In quella occasione venne stampato un bel catalogo ricco di contributi critici e di illustrazioni. Sulla mia copia, Dorfles e Greco, il giorno prima dell’inaugurazione, apposero una dedica. Il primo, legando il tutto con un unico tratto di penna scrisse: “Per Lucio Gillo Dorfles”. Sandro scrisse invece: “All’amico Giannone | con tanta stima Sand | (17 + 1) – 5 – 2013”
Ho sempre pensato che se Sandro fosse vissuto in una grande città italiana avrebbe avuto un successo molto maggiore di quello che ha ottenuto restando nella sua terra. Ora, con la sua morte, purtroppo, tutto il meraviglioso “mondo di Sandro Greco” rischia di scomparire. Per questo sarebbe auspicabile che un’amministrazione comunale o un’istituzione culturale salvaguardasse tutte le sue innumerevoli opere rimaste, custodendole attentamente e dedicando ad esse uno spazio espositivo che sicuramente costituirebbe motivo di attrazione non solo per i turisti ma anche per tutti gli amanti dell’arte e del bello.