L’Egitto
Azzurra la curvatura del mio cielo,
mai tramutata in pioggia,
né transitata da nubi,
mai rinfrescata dalla rugiada serale.
I miei torrenti scorrono pigri,
ingoiati spesso lungo il corso
dalla sabbia assetata del deserto
nell’incendio del lungo mezzogiorno.
Il mio sole, fuoco bramoso,
mai attenuato da veli di nebbia,
mi attraversa le midolla e le ossa
fin dentro la mia vita abissale.
Nel sonno pesante giacciono le forze,
divorati i succhi vitali –
cullato in sogni febbrili
percepisco ancora il mio esistere – ma a stento.
***
Arianna a Nasso
Abbandonata sugli scogli di Nasso piange la figlia di Minosse.
La sua ardente preghiera raggiunge l’orecchio degli dèi.
Giù dal trono il figlio di Crono scatena i suoi fulmini
per assumerla nell’immortalità dei cieli.
Poseidone, acceso d’amore, già spalanca le braccia,
la vuole avviluppare nella notte dei flutti.
Ascenderà all’immortalità la figlia di Minosse?
Oppure andrà, uguale alle ombre, nell’oscuro Orco?
Arianna non indugia: si getta tra le onde:
la sofferenza dell’amore tradito non diventerà immortale!
La pena non si spingerà fino al destino degli dèi,
la ferita del cuore si rinchiude volentieri dentro la notte tombale.
***
Amore
O ricca povertà! nel donare – beato ricevere!
Nella ritrosia – coraggio! libera – eppure in carcere.
Lingua muta, timida al chiarore del giorno
ma vittoriosa seppur spaventata.
Morte vivente – congiunzione di vita beata –
dissipatrice nel bisogno, arresa nell’opporsi,
piacere nella nostalgia, mai sazia di contemplare
la vita nel sogno – e doppiamente vita.
***
Il pilota della mongolfiera
Ho viaggiato nella navicella oscillante
sopra l’Oceano bluastro
trascorrente intorno alle stelle nel cielo,
ho reso omaggio alle potenze celesti.
Stavo immerso a contemplarle,
ho bevuto l’etere eterno
staccatomi del tutto dalla terra:
lassù ho riconosciuto la scrittura delle stelle
e nelle loro orbite e rivoluzioni
ho visto disegnato il ritmo divino
che, potente, ogni minimo suono
trasporta verso l’ondeggiante armonioso slancio.
Ma ahimè! vengo trascinato verso il basso,
nebbia vela il mio sguardo
e rivedo i confini della terra,
nuvole mi spingono indietro.
Ahi! la legge della gravità
afferma ora i suoi diritti,
nessuno della razza terrestre
vi si può sottrarre.
***
Novalis
Novalis, ai tuoi sacri sguardi di veggente
sono dischiusi gli spazi di tutti i mondi,
a te si rivela sacro quel ch’è comune –
lo guardi con profetica commozione.
Tu vedi i semi futuri delle cose
e agli eterni destini dell’universo,
che amano sottrarsi all’occhio umano,
sei condotto da sogni premonitori.
Vedi trionfare il giusto, il vero, il bello,
il tempo stesso annullarsi nell’eterno,
ed Eros calmandosi avvilupparsi all’universo;
così lo spirito del mondo – amando – si è affidato
e rivelato nel poetare di Novalis
e, come Narciso, si è visto innamorato di sé.
***
Sacro Rosso
Tu rosso interiore,
fino alla morte
ti sarà uguale il mio amore,
mai impallidirà:
fino alla morte,
oh tu rosso ardente,
ti sarà uguale.
***
Il Caucaso
Le nubi vagano attorno alle mie cime,
i venti soffiano lungo i miei pendii,
onde mi circondano come un fiume,
si accavallano e rumoreggiano, ricadono.
Trasvolano gli anni intorno alle mie tempie –
vennero l’estate, la primavera, l’inverno –
la primavera non mi riveste di verde,
l’estate non mi ha mai incendiato,
l’inverno non ha mutato il mio capo.
Alta sopra le nubi la mia cima
affondata nell’etere eterno
gioisce d’ininterrotta vita.