Manco p’a capa 219. Indietro nella storia

di Ferdinando Boero

Il 30 agosto, a Maglie, in piazzetta Martiri di via Fani, sotto al monumento di Aldo Moro, è stato presentato il libro Il bivio di Dino Greco, con l’autore hanno parlato Gero Grassi, Dario Massimiliano Visconti, e Alessandro Gaeta; tutti con notevoli esperienze dirette sul caso Moro. Il rapimento, l’uccisione della scorta e, dopo lunga detenzione, l’assassinio di Aldo Moro sono stati ricostruiti minuziosamente e collocati nel contesto storico-politico dell’epoca. Il libro è ponderoso e non sono ancora riuscito a leggerlo. Faccio quindi una figura alla Sangiuliano, parlando senza averlo letto. Però ne ho sentito il sunto fatto dall’autore e da chi del libro ha parlato, avendolo letto. Tutti concordano che l’omicidio Moro abbia cambiato le sorti del paese (il bivio), e che sia stata la conferenza di Yalta a decidere la posizione dell’Italia: siamo stati collocati sotto l’area di influenza degli Stati Uniti e la nostra sovranità era limitata. E’ stato ricordato l’incontro di Moro con Henry Kissinger, quando Kissinger lo avvertì di desistere dalle sue aperture verso il PCI, o ne avrebbe pagato le conseguenze. Moro non voleva il Compromesso Storico, progettato da Berlinguer. La sua visione prevedeva, invece, l’alternanza al governo tra la DC e il PCI. L’assuefazione al potere non era un bene per la DC e Moro auspicava una democrazia compiuta, in cui si potesse “andare” in una direzione oppure in un’altra, a seconda degli esiti elettorali. Quella visione, se attuata, avrebbe cambiato le sorti del paese che, quindi, si trovava ad un bivio.

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