Sugli scogli 20. Lettera al mare 2

Dei libri letti, due mi hanno deluso. Romanzo il primo, di poesia l’altro. Prosa eccessivamente aggettivata nel romanzo, prolissa, ripetitiva, satura di abbellimenti inutili (in gergo: ‘frascherie letterarie’). Nondimeno, la critica ne ha esaltato il linguaggio, paragonandolo a quello di un poema.

Oh, la critica, i critici! Personalmente, ho la convinzione che non sempre stili innovativi portino ‘qualità’. Decisamente prosastico l’altro, monocorde, senza musicalità, senza lirismo. Quando si dice: de gustibus!

Son finite da poco le elezioni provinciali: un pullulare di comitati elettorali, gigantografie e bandiere. Stesso cliché di altre volte, mare, stesse schermaglie: aggregazioni che si fondono e si scindono con disinvoltura, comportamenti levantini, voltafaccia come canguri impazziti; e poi, i questuanti voti, i soliti manichini al seguito.

Teo ha un diavolo per capello, a dirla tutta è incacchiato nero. Attivista un tempo, ora si tiene alla larga ed ha parole al vetriolo per chi calca il palcoscenico della vita politica, ‘accozzaglia dalle storture mentali’ (sic). Lo seguo, abituato come sono a dare ascolto ad ogni voce. Ritiene vilipesa la sua dignità e snocciola una serie di fatti-misfatti come grani d’un rosario: il referendum del ’90 (finanziamento pubblico ai partiti: il popolo, attraverso il voto, lo abroga, ma il Palazzo lo reintroduce sotto altre spoglie, con costi quintuplicati); ex Presidenti del Consiglio, ora opinionisti in TV, che conservano studio e scorta; aumento delle prebende parlamentari ogni 18 mesi, a prescindere dallo stato di ‘salute’ del Paese; vitalizi maturati dopo 36 mesi di mandato; assistenza sanitaria gratis, viaggi gratis, tutto gratis, gratis. Si vede lontano mille miglia che Teo ha il cuore gonfio e altre parti del corpo… rotte. Non ha il solito parlare forbito: intercala, tra un’esternazione e l’altra, qualche bestemmia e bordate di sangue verso chi ritiene indegno di rappresentarlo. Non ha stemperato gli antichi livori. Quest’Italia dei privilegi conclamati, dei vizi morali ritenuti prassi, lo ha letteralmente inviperito. Quanti pensieri condivisi, mare!

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