Sugli scogli 20. Lettera al mare 2

di Nello De Pascalis

Caro mare,

che inverno lungo e piovoso, quest’anno! Giove Pluvio mi ha relegato in casa e, a malincuore, ti ho disertato. Annata magra, quindi, con poche occhiate nel periodo pre-natalizio, qualche spigola e poi burrasche, una dopo l’altra. Intanto gli anni passano (già sessantotto) e le stagioni. Spero che l’estate appena iniziata sia diversa dalle precedenti, nel senso che non ci siano tributi di sangue sulle strade e che la bolla africana non invada il Salento.

Lo stare in casa mi ha innervosito, abituato come sono a vivere le tue rive nei mesi invernali. L’unico aspetto positivo è che mi sono dedicato alla lettura come non mai, riscoprendone la bellezza. Nelle giornate plumbee e piovose, libri e quotidiani sono stati miei compagni. Quante notizie, mare, che non fanno più notizia! Mi stupirei se qualcuno si stupisse ancora del bubbone della corruzione, mai debellato, e delle capacità di corruttela di tanti amministratori della cosa pubblica e non solo. Parafrasando, verrebbe da dire: chi non ha scheletri nell’armadio… Chissà cosa direbbe ora (della politica) il buon Silone o chi mai barattò integrità morale e fede, ‘pagata poi a carcere e confino’. O tempora, o mores! È fuor di dubbio che ci siano lezzi di ‘fogna’ nel Paese e tuttavia non ci s’indigna. I giovani non hanno l’ebbra vitalità di quelli del sessantotto, ma voce afona; all’orizzonte non c’è vento di fronda né tupamari. Di sera, li osservo: a folate verso pub e rosticcerie, ché mangiar fuori, tracannando ‘birrozze’, è moda invalsa. Non vedono, mare, che siamo sul ciglio d’un dirupo. Dannazione!

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