Introduzione a Piero Pascali – Daniele Capone, Venivano all’estremo mare. Luoghi e borghi del Capo di Leuca

di Daniele Capone

Ricordo che da bambino – molti molti anni fa, purtroppo – sentivo parlare del mare di Leuca e sentivo raccontare di quella linea che si scorge dal Faro guardando le acque perdersi nell’orizzonte marino: sulla sinistra, a levante, più chiare, sulla destra, a ponente, più scure. L’Adriatico e lo Ionio che si abbracciano e si confondono mantenendo in quella sottile, tremolante, ma precisa linea, le proprie caratteristiche di colore. In quell’epoca per me, che abitavo in un paese a nord di Lecce, Leuca appariva lontana quasi come i luoghi dei romanzi di Salgari o ugualmente distante come le città della pianura padana, terra d’origine di mia madre. Le strade allora attraversavano paesi e paesi, le automobili erano poche, le corriere lentissime; un viaggio a Leuca rappresentava il viaggio verso contrade remote…

Non vidi mai Leuca allora, se non sul finire dei Sessanta durante una gita scolastica dell’ultimo anno di liceo. Scoprii in quell’occasione che i racconti che avevo sentito da bambino in buona parte erano leggende, che la distesa di acque che si apriva infinità di fronte al Faro aveva, almeno quel giorno, lo stesso identico colore fatto di baluginii d’argento fuso e di azzurri profondi, che non si capiva dove finisse l’Adriatico e iniziasse lo Ionio… Ho imparato dopo che in certe giornate sono le correnti a dare l’impressione che le acque cambino colore e soprattutto – conoscenza quasi equivalente alla scoperta dell’inesistenza di Babbo Natale o della Befana – che la linea di demarcazione tra i due mari, come si dirà meglio in seguito, è frutto di convenzioni marine internazionali e che Adriatico e Ionio sono considerati separati in punti diversi della Penisola Salentina, a seconda, appunto, della convenzione che in determinate circostanze è opportuno seguire. L’infondatezza di certe leggende nulla comunque toglie al fascino di questa terra estrema, a Finibus Terrae. Al momento di affrontare il compito di raccontare questi luoghi attraverso i disegni di Piero Pascali e notando, durante le nostre chiacchierate, che i suoi ricordi, pur essendo egli molto più giovane di me, non erano molto dissimili dai miei, è venuto facile scegliere per questo libro un titolo che fosse immediatamente evocativo e in linea con quello delle nostre precedenti pubblicazioni. La lontananza, al pari dell’indeterminatezza, è elemento eminentemente poetico, come insegna Leopardi.

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