di Antonio Devicienti
Entrare nello spazio enorme e dilatato di San Domenico, comprendere che la mente può raccogliersi fino a diventare punto minuscolo e compatto, durissima pietra, per poi espandersi ed essere ombraluce, porosa membrana.
All’esterno il senese addensarsi dei tetti e delle case di mattoni a vista, di saliscendi, di svolte, di archivolti.
Dentro San Domenico la frugalità delle pareti, la semplicità nuda delle lesene e degli archi.
Meditare su invito di sobri mattoni, umili intonacature, restituirsi al silenzio.