Lecce 3 agosto ’98
Caro Virgilio,
Io non conosco tutto ciò che hai scritto; ma in buona parte credo proprio di sì. E perciò, in qualche modo e con qualche prudenza, sento di dichiarare che queste Memorie di Galatina costituiscono, infine, il tuo opus magnum. È veramente un bel libro, dove storia, cronaca e autobiografia si fondono armoniosamente e si sostengono e si completano a vicenda. Sicché il sottotitolo di “Mezzo secolo (perché tutto unito?) di storia meridionalistica e d’Italia” non pare messo lì in modo frodolento e solo per captatio commerciale. Ti ringrazio di avermele donate queste tue Memorie e di avervi apposto dedica autografa assai intensa.
Detto questo, mi par doveroso aggiungere anche, per quell’onestà intellettuale cui mi sono sempre ispirato, che forse miglior titolo sarebbe stato altro, meno generico di quello di Memorie, e che avvertisse il lettore che si tratta in effetti di una storia della sinistra in quel di Galatina nella prima metà del secolo. E una storia della sinistra concepita e scritta da un uomo di sinistra, al quale facile sarebbe contestare una visuale in qualche misura manicheistica, e non dialettica. Che ne dici? Perché “criminalizzare” (è parola che tu usi più di una volta) chi ha creduto diversamente. È l’osservazione di fondo che affiora spontanea in chi, come me, è d’educazione veramente liberale.
Ma il tuo libro è sostanzialmente (e direi nella parte più commossa) un libro di “memorie”; e in esso ci sono e rivivono robusti tutti i tuoi anni; e rivivono anche tanti dei miei. È per questo, soprattutto – io credo – che il tuo libro resisterà al tempo.
Grazie ancora; e con affetto
tuo Mario Marti
P.S. A p. 142, puoi dirmi se quel Pietro De Marianis era proprio di Galatina? Era già lui il direttore del “Pensiero” quando cominciò a uscire a Galugnano? E perché proprio a Galugnano e non – come sarebbe logico – a Galatina? Grazie mille se mi illuminerai su questo piccolo problema, affiorato in certe mie ricerche.