Ancora un esempio: un libro di Cesare Garboli oppure uno di Pietro Citati. Due critici letterari grandiosi, tra i più grandi del Novecento italiano. Estremamente diversi. Estremamente affascinanti. Ma forse eviterei di scegliere e leggerei “La mente colorata” di Citati e gli “Scritti servili” di Garboli.
Poi consiglierei “Casa d’altri” di Silvio D’Arzo. Vedo in lontananza i molti che fanno smorfie di disapprovazione. Va bene: lo consiglierei semplicemente per la perfezione dello stile. Lirismo, si potrà obiettare. Sì, ma non c’è niente di male. Talune volte gli specchi rimandano immagini deformate. Anche le immagini deformate sono una condizione del Novecento.
Ancora: “La cognizione del dolore” di Gadda, “Il deserto dei Tartari” di Buzzati, poi “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, quell’odissea visionaria e vertiginosa che è “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo; qualsiasi cosa di Elsa Morante, ma obbligatoriamente “Il mondo salvato dai ragazzini”.
Poi un mastodonte di parole. Un turbinare di linguaggio. Un viaggio appassionato, assoluto, visionario nell’oceano dei significati. Le tempeste e le bonacce dell’anima, le materialità e le immaginazioni, i sogni, gli incantesimi , gli stupori, i sentimenti che fanno trasalire, le ragioni che placano i furori, gli sbalordimenti, le paure, le avventure con le quali un uomo si deve confrontare, le presunzioni, i peccati, i perdoni, si ritrovano tutti nell’opera terribile e meravigliosa, nell’uragano spaventoso e nella bellezza ribollente, nella creatura proteiforme che è l’ “Odissea” di Nikos Kazantzakis tradotta e pubblicata da Nicola Crocetti. Una traduzione che è un’opera a sua volta. Un’opera sull’opera, nell’opera.
Ma poi: probabilmente è opportuno diffidare di chiunque consigli un libro da leggere. Molto meglio andare in libreria, dare uno sguardo sui banconi. Oppure tirarne giù dagli scaffali di casa uno che si è letto una volta e che non si ricorda più o uno dei tanti che da anni aspetta il tuo sguardo curioso.
Infine, uno dei libri più belli che ho letto – da grande – è un libro illustrato per bambini che si intitola “Non dormi, piccolo orso?” di Martin Waddel e Barbara Firth. Narra di Grande Orso e Piccolo Orso. Piccolo Orso ha paura del buio, così Grande Orso accende la lampada più grossa di tutte. Ma piccolo Orso ha ancora paura: ha paura del buio che è fuori dalla caverna, ha paura del buio del mondo, che nessuna lampada immensa, che tutte le lampade della terra non potranno mai illuminare.
Grande Orso non sa cosa fare. Allora prende Piccolo Orso e lo porta fuori. Nel buio. Se lo mette in braccio e dice: – ecco, ti ho portato la luna, Piccolo Orso, ti ho portato la grande luna gialla e tutte le stelle – . Ma Piccolo Orso non risponde niente perché si è addormentato al sicuro tra le braccia di Grande Orso e al chiarore della luna.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 25 agosto 2024]