di Ferdinando Boero
Nei miei anni di gioventù, a Genova, non c’erano fascisti o, se c’erano, non osavano palesarsi. Come anche i democristiani: erano quelli che dicevano: “Il voto è segreto”. Frequentando solo gente che non esitava a dichiararsi “di sinistra”, la percezione era che tutti fossero “di sinistra”. Alle elezioni scoprivi che non era così. L’Italia era “di centro”, un modo per dire “non di sinistra”, cioè di destra. La lezione del fascismo non era stata sufficiente. Si mescolavano religione e politica: roba da medio evo. Eravamo convinti che, morte le vecchiette, in chiesa non sarebbe andato più nessuno. Ed ecco Comunione e Liberazione, lo sdoganamento dei fascisti, i preparativi al colpo di stato, la strategia della tensione, gli opposti terrorismi. Mi sembrava di essere il vicino del serial killer che dice: una persona così per bene, salutava sempre, apriva il portone e ti faceva passare per primo. Chi lo avrebbe mai detto? I fascisti e i fanatici religiosi sembrano brave persone ma, se si radunano, con le giuste sollecitazioni, si trasformano. Mi direte: anche i comunisti. In effetti è stato così in molti paesi dove hanno preso il potere. In Italia non si sono comportati così e, con l’amnistia, hanno perdonato i loro carnefici. Ma di porcate in nome del comunismo ne sono state fatte anche da noi, eccome. Assassinando Guido Rossa, sempre a Genova, i terroristi rossi gettarono la maschera. Andò bene a Berlinguer, morto sul campo, ma avrebbe potuto esserci anche lui, accanto a Moro, assassinato per il suo avvicinamento al PCI di Berlinguer.