di Gianluca Virgilio
(Continuazione)
1° dicembre 1997
Inizia un nuovo mese. Continuo la lettura di Hobsbawm, Il secolo breve, da cui voglio riportare un’altra citazione riguardante gli anni della crisi post-1973. A p. 484 si legge:
“Le prestazioni e la produttività delle macchine possono essere costantemente e, per fini pratici, indefinitamente migliorate dal progresso tecnologico e i loro costi possono essere eccezionalmente ridotti. Non altrettanto può dirsi per le prestazioni e la produttività degli esseri umani, come dimostra un paragone fra l’incremento della velocità nel trasporto aereo e il miglioramento del record mondiale dei cento metri piani nell’atletica leggera. In ogni caso il costo del lavoro umano non può essere per lungo tempo ridotto al di sotto del costo necessario per mantenere in vita gli esseri umani al minimo livello considerato accettabile nella loro società, o comunque al minimo livello necessario a sopravvivere. Gli esseri umani non sono stati progettati con criteri di efficenza per adattarsi a un sistema capitalistico di produzione. Più alta è la tecnologia, più dispendiosa diventa la componente umana del processso produttivo in confronto a quella meccanica.
La tragedia storia dei Decenni di crisi fu che la produzione eliminava manodopera più in fretta di quanto l’economia di mercato generasse nuovi posti di lavoro. Inoltre questo processo fu accelerato dalla competizione mondiale, dalle difficoltà finanziarie dei governi, che – direttamente o indirettamente – erano i più grandi datori di lavoro, e, dopo il 1980, dalla teologia del libero mercato allora predominante”.