(Dall’adolescenza alla maturità attraverso percorsi del libro di Collodi. Pinocchio viene e va)
di Maurizio Nocera
Pinuccio* era un adolescente attento e intelligente. Ci pensava prima di mettersi a fare le cose che la mamma gli raccomandava di fare. Non era uno spericolato e, tuttavia, non immaginava che un giorno, senza volerlo, né lui né i suoi amici, sarebbe caduto da quella scarpata del ponte ferroviario. Si sentì trascinato giù da una forza incomprensibile ed irresistibile. Ricorda solo che, una volta giù dalla scarpata, non sentì più il suo corpo.
Tutt’intorno gli amici lo spronavano ad alzarsi, ma egli, davanti a qualsiasi tentativo, rimaneva schiacciato sulla terra. Gli occhi ora si aprivano ora si chiudevano. A un certo momento sentì il corpo sollevarsi e, mentre nella testa il mondo gli girava come una trottola, capì che lo stavano trasportando a casa. Ci fu un tafferuglio della malora: chi diceva «portiamolo dalla aggiust’ossa», chi «chiamiamo il medico», chi «evitiamo di fargli ancora più male».
Quando giunse il medico, si decise di trasportarlo nell’ospedale più vicino, dove gli riscontrarono diverse ossa rotte: il gomito del braccio sinistro (malamente), il polso del braccio destro, la rotula della gamba destra. Per fortuna le rotture delle ultime due ossa erano composte e quindi non ci fu bisogno di un intervento chirurgico. Comunque fu ingessato su ogni punto delle fratture. Ricorda di sentirsi come uno stoccafisso, con pesanti difficoltà nei movimenti.
Dopo quasi due settimane di degenza nell’ospedale fu riportato a casa, dove la mamma gli aveva preparato il lettino accanto al suo letto grande. Gli voleva essere di aiuto in ogni momento. Cuore di mamma.