di Antonio Errico
“ Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato”.
Le Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli finiscono con queste parole. Con questa consapevolezza lucida per il poco che sappiamo; con l’attrazione per tutto quello che non sappiamo e che non potremo sapere mai del tutto.
Come ogni altro tempo, anche quello dei nostri giorni fa esperienza dell’ incertezza della conoscenza. La nostra esistenza, quella della civiltà che abitiamo, si confrontano con la bellezza di quello che si conosce e con l’immaginazione della bellezza di quello che non si conosce. Ciascuno stabilisce relazioni con queste due forme di bellezza. Qualcuno lo fa con le forme di un’arte, qualcun altro lo fa con quelle della scienza, qualcuno lo fa con lo sguardo o con un silenzioso pensiero, sentendosi soddisfatto dall’ammirare la bellezza di una certezza o dall’accettare la bellezza di un’incertezza o della profondità di un mistero.
Carlo Rovelli è un fisico teorico. Ha lavorato nelle Università di Roma, di Pittsburgh, per il Centro di Fisica teorica dell’Università del Mediterraneo di Marsiglia. Davvero non saprei per quale dei suoi libri di divulgazione scrivere queste righe.