I rapporti tra papa Sisto IV e la Basilica del Santo di Padova

     Il papa, memore degli anni passati nel convento dei frati a Padova,  – continua Gonzati –dimostrassi a questa Basilica liberale e munifico; Sisto ricordava i suoi umili principii; le significazioni del grato animo suo furono solenni. Conserviamo di Lui una Bolla, in cui si specchino i grandi per non dimenticare l’origine loro e non disconoscere i benefici. Magnifico è l’elogio che egli in pochi periodi compendia del nostro Santo: mette nella più splendida luce le virtù di lui Taumaturgo, accenna grazie e prodigi da lui stesso veduti ed esperimentati, annunzia al mondo cattolico che sino dall’adolescenza era questo l’amato suo ostello, qui crebbe, qui nelle filosofiche e teologiche discipline si erudì, qui conseguiva la laurea magistrale, poi per niente geloso la comunicava leggendo e disputando. In cima de’ suoi pensieri era questa città, era il santuario che tanto la onora. Di qua e non dai meriti propri né della chiarezza del linguaggio riconoscere l’iniziamento di sua grandezza. Mosso pertanto da gratitudine, ridesta nei fedeli l’antica devozione al Santo, promuove con Indulgenze maggiore il concorso al glorificato sepolcro, eccita nei popoli una santa gara di adornarne via più il magnifico tempio”.


Chiostro del Noviziato, Basilica di Sant’Antonio, Padova.

        Papa Sisto si adoperò per fare ingrandire la Basilica di Sant’Antonio di Padova come riporta il Gonzati: “Volle il savonese che in quel sito medesimo dov’ebbe educazione e ad altri la diede, si edificasse un chiostro a perpetuo monumento di sua riconoscenza. Spedì ai presidi della Chiesa il denaro, lasciandone a lor arbitrio l’erezione. Sin allora erano tre gli inclaustri 2, il primitivo del Paradiso murato nel 1229, quello del Capitolo ch’ebbe principio nel 1240, il terzo del Generale che si edificava per Cristoforo da Bolzano capo-muratore nel 1434 e l’anno seguente per mano di m° Lucha depentore se ne dipingevano a fresco gli archivolti, le pareti, le lunette e a tempera le cantinelle dei dormentori, delle quali pitture ci resta ancor qualche traccia. Or la munificenza di Sisto promosse la fabbrica di un quarto chiostro presso la sagrestia, per la quale verso il 1480 si erigevan colonne, si voltavano archi, s’innalzavano muri e muricciuoli con tanta solidità che a’ tempi nostri parrebbe soverchia. Peristilio che sì per l’ampiezza dell’area, sì per l’altezza delle arcate diagonali, segnatamente pel panorama che vi si godea della Basilica, merita più che un’occhiata passeggera”.

     E Gonzati ancora: “Che questo chiostro fosse edificato da Sisto IV, oltre che la tradizione conventuale, ce ‘l testifica una pietra non a parole scolpitevi, si con lo scudo pontificio che mostra una rovere verde in campo d’oro […]. La gratitudine di Sisto IV si appalesò non solo i primi anni del suo pontificato, ma fu durevole in tutta la sua vita. A quando a quando egli spediva danaro per comperare a Venezia drappi d’oro ingegnosamente contesti e panni di seta intessuti con fili d’argento, de’ quali conservasi tuttavia qualche sacro arredo”.

     Siccome qualcuno cercava di approfittare, e quindi di arricchirsi, delle offerte del pontefice, Gonzati rimarca: “Moltiplicando suoi doni, entrando assai di frequente in Padova robe straniere pel santuario, si accese nel gabelliere Giovanni Bompelegrin la cupidigia di ritrarne profitto. Ma no istettero muti i massari dell’Arca, ricorsero al podestà Federigo Cornaro […]. Udite le parti in contraddittorio dichiarò ed impose ch’esenti fossero da ogni gabella gli oggetti sacri destinati alla Basilica di S. Antonio, e la stessa franchigia godessero le pietre, i marmi, i metalli, qualsiasi materiale greggio o lavorato […] per la riparazione ed ornamento di questa chiesa […] spettassero comechesia all’Arca del Santo”. Tale doveva “essere stata la consuetudine dei secoli anteriori, tale il privilegio di cui costantemente godeva l’Antoniana Basilica” e “quel rigido esattore [..] fu poi costretto di rendersi più umano”.

     E Giovanna Baldissin Nolli nel suo libro Frate Francesco Sansone dice che Sisto IV fece dono alla Basilica di un insieme di paramenti liturgici di cui rimane una pianeta, con stola, manipolo e borsa di manifattura veneziana. Probabilmente sono l’esito dei disegni ornamentali di Iacopo da Montagnana3 eseguiti nel 1472.


Il compianto del Cristo morto e sofferente conosciuto come il “Cristo Passo”, attribuito a Jacopo Parisati da Montagnana.

     I riguardi particolari di Sisto IV nei confronti della Basilica di Sant’Antonio a Padova si notano anche dalle numerose indulgenze che concesse a cominciare dal 12 marzo 1471, quando concesse l’indulgenza ai fedeli per la festa di Sant’Antonio e la facoltà al provinciale di scegliere 12 penitenzieri con il potere di assolvere dai peccati. E dalla lettera del 12 dicembre 1475 che concede al guardiano del Santo di scegliere i sacerdoti secolari o regolari per la distribuzione dell’Eucaristia il giorno della festa di sant’Antonio. E non perdette di vista neanche la veneranda Arca, infatti il 20 settembre 1479 impartì le istruzioni circa la registrazione puntuale delle elemosine dei fedeli e la loro gestione. E la particolare indulgenza della durata di 30.000 anni e 23 giorni a chi recita il Pater Noster e l’Ave Maria davanti all’effigie del Cristo Passio, opera restaurata nel 2017 e attribuita a Iacopo Parisati detto Iacopo da Montagnana. È probabile che sia stato il papa Sisto IV a concedere questa indulgenza, in quanto papa dal 1471 al 1484, e la durata del suo pontificato corrisponderebbe al periodo di esecuzione dell’affresco.

Note

     1 Giulio II, nato Giuliano della Rovere, nipote del papa Sisto IV, figlio di Raffaele della Rovere, fratello del Papa,  era un francescano. Fu creato cardinale dallo zio nel 1471 ed eletto papa il 1° novembre 1503. Fu munifico mecenate e protettore di artisti quali Michelangelo, Raffaello, Bramante. Morì a Roma il 21 febbraio 1513.

     2 I chiostri del Santo: chiostro della Magnolia o del Capitolo o dei pellegrini che qui sostano una volta usciti dalla Basilica; chiostro del Paradiso che cingeva un giardino adibito a cimitero dei frati; chiostro del Generale che ospitava il generale dell’Ordine o altra persona riguardevole; Chiostro del beato Luca Belludi; chiostro del noviziato, realizzato tra il 1474 e il 1482 forse  per volontà del papa Sisto IV. Il chiostro del noviziato è così chiamato dai novizi che sono i giovani che vi dimoravano prima di prendere i voti dell’Ordine francescano. Il chiostro fu affrescato da Jacopo da Montagnana dal 1487 in poi ma di questi affreschi rimane il matrimonio di Santa Caterina, ora trasferito nel Museo Antoniano. Il chiostro del Noviziato è quello che ispirò a Carducci la poesia “Nel chiostro del Santo” durante la sua visita del 7 aprile 1887.

     3 Iacopo da Montagnana, nome con cui è conosciuto Iacopo Parisati, pittore italiano, nato a Montagnana (Padova) tra il 1440 e il 1443 e morto a Padova il 1499. Suoi sono i disegni ornamentali per le vesti di papa Sisto IV eseguiti nel 1472.

     4 Francesco Sansone, francescano, nato a Brescia nel 1414, ministro generale dei frati minori conventuali dal 13 maggio 1475 fino alla sua morte avvenuta nel convento di Santa Croce a Firenze nel 1499. Dottore, patrocinatore di cause di santi, professore e mecenate rinascimentale. Amico del papa Sisto IV che lo volle in Vaticano nella disputa per l’Immacolata Concezione contro il domenicano Vincenzo Brandelli. Il successo conseguito ebbe l’elogio di Sisto IV con le parole “Tu es vere fortissimus Samson”. Si recò a Padova in diverse occasioni e donò una croce reliquia, conservata nella Cappella delle Reliquie, un lascito per la decorazione della  Cappella dell’Arca e arredi sacri.

Bibliografia

G. Baldissin Nolli, Frate Francesco Sansone4 de Brixia. Un mecenate del Rinascimento, Padova, Quaderni del Museo Antoniano, 2000;

Bernardo Gonzati, La Basilica di s. Antonio di Padova, Padova, ed. A. Bianchi,  1852, vol.I,  pp. 72-74.

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