di Gianluca Virgilio
[Mentre andavo scrivendo il mio diario, Sofia cresceva nel grembo materno e sarebbe nata dopo nove mesi. Tanto durò la stesura di questo diario. Pertanto, lo dedico a lei e a Ornella, perché ora, leggendolo, sappiano che mentre loro due si davano un gran da fare, l’una per venire e l’altra per dare alla luce, io forse ero un po’ distratto, ma non me ne stavo del tutto inoperoso. (Galatina, agosto 2024. G.V.)]
“Vediamo bene perché lo scrittore possa solo tenere il diario dell’opera che non scrive. Vediamo anche come questo diario non possa scriversi se non diventando immaginario, immergendosi, con chi lo scrive, nell’irrealtà della finzione”.
Maurice Blanchot, Il libro a venire, p. 191.
Ottobre
Dossena, 1 ottobre 1997
Essendomi trasferito con la famiglia per un anno scolastico (circa nove mesi) a Dossena, paesino di mille anime posto nella zona pedemontana orobica (Valle Brembana), a mille metri di altezza, dove occupo la cattedra di Lettere della locale scuola media, avendo molto tempo libero a mia disposizione, e poiché è sempre utile cosa (e su questo vorrò riflettere a lungo) meditare sulla propria esistenza, soprattutto quando si vive una situazione nuova e in un luogo sconosciuto, per cui vale la pena fermare l’attenzione sulla propria esperienza presente e passata, mi accingo a scrivere un diario, se non a scadenza quotidiana, certamente tutte le volte che ne sentirò il bisogno. Come ho già fatto in passato (non è difatti la prima volta che tengo un diario), registrerò non solo le vicende personali e le osservazioni di “varia umanità” che mi capiterà di fare, ma anche annoterò i passi degli autori che leggerò e, se lo riterrò opportuno, ad essi seguirà un mio commento.
In questo ameno paesino, d’estate luogo di delizie per bergamaschi e milanesi in fuga dalla città, sono giunto per un errore da me commesso due mesi fa, allorché, intontito dalla calura d’agosto, con lettera raccomandata e ricevuta di ritorno, ho delegato il Provveditore agli studi di Bergamo a nominarmi anche in una classe di concorso che non mi interessava, quella di Lettere per la scuola media, appunto. Sicché eccomi qua, nominato d’ufficio, senza alcuna possibilità di revoca della nomina, cui non posso rinunciare, pena la decadenza e cancellazione da tutte le graduatorie di concorso; mentre ero convinto che avrei continuato a insegnare in un Liceo, come negli anni trascorsi, in una zona più urbana e più vicina a Bergamo (Dossena dista invece circa 40 Km da Bergamo, con viabilità disastrosa). Di questo mio errore e della pena che ne è seguita per me e per la mia famiglia, un giorno sorriderò. Per intanto voglio trarne tutto il vantaggio che posso, che mi deriva innanzitutto, come ho già detto, dal fatto che insegno a ragazzetti che mi impegnano molto a scuola perché sono chiassosi e ineducati, ma poco a casa perché non ho necessità di preparare le lezioni, ed inoltre dal fatto che poche sono le distrazioni che un paesino come Dossena offre, e dunque il tempo pare tutto a mia disposizione. Che ne farò? Il proposito è semplice e si può riassumere in due parole: studio e riflessione. Voglio studiare molto e molto riflettere sullo studio che farò e sulla mia vita, e voglio che il luogo tangibile di questo mio impegno sia il diario, un diario intellettuale, in cui la mia persona nella sua affettività e nella sua crescita (se ci sarà) si possa chiaramente rispecchiare.
Accanto a me c’è mia moglie Ornella, a cui soltanto leggerò questo diario di volta in volta dopo averlo scritto, e la mia tenera figlia Giulia che ha due anni e cinque mesi, che, se vorrà, lo leggerà da grande, e chissà, forse in parte vi si rispecchierà anche lei.