Racconti sovietici 9. Quarantunesimo 6

di Boris Andreevič Lavrenëv

(continuazione) 

Capitolo Sesto

In cui avviene la seconda conversazione e si accerta la nocività fisiologica dell’acqua marina ad una temperatura di +2° Réaumur.

Il tenente sfiorò la spalla di Marjutka.

Più volte tentò di mettersi a parlare, ma non glielo permetteva la mandibola che batteva forte per i brividi di freddo.

Schiacciò contro il proprio pugno e pronunciò: «Le lacrime non risolvono nulla. Bisogna andare! Non possiamo restare qui seduti! Prendiamo molto freddo!».

Marjutka sollevò la testa. Disse disperatamente: «E dov’è che si va, se siamo su un’isola. Tutt’attorno c’è solo l’acqua.»

«Bisogna mettersi in cammino. So per certo che qui vi sono le baracche.»

«Come lo sai? Sei già stato qui?»

«No, mai stato. Ma quando frequentavo il liceo, avevo letto che qui i pescatori locali costruiscono le baracche-deposito per il pesce. Dobbiamo trovare una di quelle baracche».

«Vabbè, la troviamo, e poi?»

«La notte porta consiglio. Alzati, Venerdì!»

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