Il primo critico del futurismo: Mimì Frassaniti. Appendice. Lettere di F. T. Marinetti a Mimì Frassaniti (Parte seconda)

di Antonio Lucio Giannone

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Carissimo Frassaniti,

            Giungo ora a Milano e mi affretto a rispondere alla vostra cartolina indirizzata a Buzzi. – Vi sarò infinitamente grato se nel vostro studio critico sul Futurismo, vorrete dare un’adeguata importanza al movimento dei pittori futuristi, i quali hanno dimostrato vittoriosamente il valore delle loro teorie in tre esposizioni: una in Milano, alla Famiglia Artistica, che sollevò grandissimo clamore di discussioni e che costituì un vero trionfo della pittura futurista[1]; un’altra, pure in Milano, alla Permanente, dove i quadri di Boccioni, di Carrà e di Russolo eclissarono letteralmente tutti gli altri[2], e la terza infine, a Venezia, che è quella individuale di Umberto Boccioni, nella Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Palazzo Pesaro[3]. Quest’ultima mostra ha un valore veramente straordinario ed una importanza universalmente riconosciuta: più di cinquanta tele, riunite in due vaste sale in cui s’affolla tuttora, ogni giorno, un pubblico distintissimo di ammiratori[4].

            Vi rimando, per la seconda volta tutti i manifesti concernenti la pittura futurista, e voi li commenterete con la vostra abituale genialità.

            Se volete, sinteticamente, una spiegazione circa il movimento dei pittori futuristi, ecco:

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