E ora passiamo all’inverno demografico, che pare sia il problema numero uno: dobbiamo fare più figli. Viene spontanea la domanda: se ne facessimo di più, la fuga dei giovani diminuirebbe? Non è che aumenterebbe? Il deficit di laureati, rispetto ad altri paesi avanzati, pare sia alla base della nostra scarsa competitività: dobbiamo produrne di più. Ah bene, e di nuovo: se ne producessimo di più, troverebbero lavoro oppure si aggiungerebbero a quelli che fuggono all’estero?
La demografia e l’alta formazione sarebbero problemi se i giovani laureati fossero valorizzati in modo totale e si sentisse la necessità di averne di più, perché i sistemi produttivi soffrono per la loro mancanza. Ma i sistemi produttivi ne assorbono pochi e li pagano male. Saranno scemi quelli che se li prendono, oppure quelli che non sono disposti a pagare per averli?
Pare che il problema del costo del sistema universitario sarà risolto con la stessa logica che ha visto privatizzare e poi ridimensionare altre realtà produttive pubbliche che costavano molto e non producevano gran che. Anche se per l’università il “mercato” che assorbe c’è, solo che non è in Italia, e il “prodotto” viene regalato. La scarsa considerazione per il sistema universitario è un sintomo; la causa è un sistema produttivo (e politico) che richiede manodopera a buon mercato e a bassa qualificazione, magari facilmente ricattabile, tipo i migranti. I laureati non servono, con le loro pretese: che vadano all’estero.
Se fossimo almeno furbi (di intelligenza neanche l’ombra), visto che i nostri laureati sono ambiti, potremmo negoziare con il resto d’Europa: noi produciamo laureati a vostro vantaggio; sarebbe giusto che foste voi, e non l’Italia, a sostenere la “fabbrica” da cui traete profitto. Le nostre università sono già hub di alta formazione per il mercato straniero che assorbe i nostri laureati: facciamo in modo che i costi siano sostenuti da chi usa il “prodotto”, e smettiamo di regalarlo. Temo che si tratti di ragionamenti troppo difficili, visto che è in via di ridimensionamento anche il sistema sanitario, parte del sistema universitario: i medici sono laureati e si formano in cliniche universitarie. La denigrazione incessante dei professori universitari rinforza la convinzione che le università siano realtà parassitarie, da ridimensionare, come l’AGIP che Mattei avrebbe dovuto smantellare. Avendo fatto parte della categoria, posso dire che oggi la qualità dei prof. italiani è molto superiore rispetto a 20 o 30 anni fa, visto che le persone che si formano con questa classe docente trovano lavoro all’estero, inclusi i medici. Se fossimo schiappe nullafacenti, i nostri laureati sarebbero privi di attrattive per il mercato mondiale. Non lo sono. Sono i nostri sistemi produttivi ad essere inadeguati, non i sistemi di formazione. L’alta innovazione richiede imprese di grandi dimensioni, noi le avevamo e le abbiamo smantellate, per lasciare il campo a piccole e medie imprese che non si possono permettere il rischio di innovare. La fuga dei cervelli, la scarsità di laureati e la denatalità, di cui ci preoccupiamo, sono solo sintomi: dobbiamo metter mano alle cause. Se c’è un paese che ha bisogno di un Piano Mattei, quello è l’Italia!
Nota al post precedente. I Democratici hanno messo da parte Biden: non voterei più Trump!
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 26 luglio 2024]