In qualche senso e in qualche maniera, la lezione sull’esattezza si associa a quella sulla visibilità: in particolare quando Calvino si chiede se il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in una umanità inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate. Diceva che non sappiamo più distinguere l’esperienza diretta da quello che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione.
Ecco. Noi non abbiamo più la necessità di farci la stessa domanda. Nel tempo che è passato da quando Calvino scriveva queste cose abbiamo fatto esperienza della mutazione che è avvenuta nella conformazione del nostro immaginario e nella nostra capacità di immaginazione.
Così viene in mente un libretto uscito negli stessi anni – 1987 – intitolato “L’altro visto da sé”, in cui Jean Baudrillard scriveva che immaginare le terre australi è inutile, perché le si può raggiungere in venti ore d’aereo. Immaginare gli altri è inutile perchè la comunicazione ce li rende immediatamente presenti. L’immaginazione del tempo, nella sua durata e nella sua complessità, è inutile, perché abbiamo la rappresentazione della storia.
Allora, forse nell’epoca che viviamo si può immaginare soltanto quel novantacinque per cento dell’universo che non conosciamo. Ma questa facoltà, questo privilegio, appartiene soltanto a coloro che studiano l’universo. Tutti gli altri hanno l’impressione di non avere più niente da immaginare.
A conclusione dell’ultima lezione, quella sulla molteplicità, Calvino si domanda chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni, e poi aggiungerei di memoria, di attese, di speranze, di sentimento, di ragione, di illusione, di passione. Una molteplicità di storie: raccontate o taciute.
Se Italo Calvino avesse fatto in tempo a scrivere la lezione sulla “Consistency”, si può ipotizzare che come è successo per le lezioni sulla leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità, anche in quella sulla “consistency” avrebbe individuato quei principi fondamentali per la letteratura del terzo millennio che inevitabilmente si riverberano sul pensiero del millennio. Perché probabilmente non è corretto pensare che la sua riflessione fosse orientata, o attratta, soltanto dalla dimensione della letteratura. Forse non c’è territorio dell’esistenza soggettiva e collettiva che non avverta il bisogno di queste categorie che si rivelano strumenti di confronto con il passato e con il futuro utilizzando il tempo presente come stazione di posta.
D’altra parte, se la letteratura non è anche una condizione per la realizzazione di questo confronto, allora è un imbroglio.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 28 luglio 2024]