11 aprile 1985
Caro Virgilio,
Ho ricevuto e gradito moltissimo i due estratti che hai avuto l’affettuosa cortesia di farmi avere; e certo ti farei un grosso torto se pensassi che tu me li hai spediti per la mia telefonata di scuse della mia assenza forzosa (purtroppo!) in occasione della tua recente conferenza al “Cavallino” di Galatina. la rapidità con cui ti scrivo per ringraziarti comprova tutta la mia soddisfazione d’averli ricevuti e già letti.
E intanto; vedo che è uscito l’annuario – credo il primo – del Liceo Scientifico. Se puoi farmene avere una copia, farai aumentare le ragioni della mia gratitudine. E se il Preside non avesse difficoltà a farne inviare una anche al mio “Dipartimento di Filologia Linguistica e Letteratura” dell’Università di Lecce, sarei infinitamente riconoscente anche a lui. Questi “annuari” (che talora poi sono dei veri e propri “annali”) sono preziosi: i “produttori” forse non se ne rendono conto; ma lo vediamo poi noi come è difficile reperirli dopo tanti anni, quando ne abbiamo bisogno per le nostre ricerche. Per esempio, in questo periodo, per lo studio della letteratura dialettale riflessa. Grazie dunque anche di questo; perché non credo che possano essere frapposte difficoltà.
Ho letto le tue pagine con l’attenzione con la quale leggo sempre le tue cose, ricche di elementi concertati in un ordine metodologico assai coerente e preciso, anche se – ovviamente – talora discutibile sul piano dei principi. Non conoscevo, naturalmente, quello su Antonio vallone, un valido contributo; ma ho letto con emozione e commozione l’altro sul nostro caro Nino Romano, ricordando la tua voce e la tua lettura, alla quale io fui presente. Ora, rileggendolo con maggior calma e più sereno distacco, lo trovo ancora ottimo. Ma è straordinario come mutino i punti di vista col passare degli anni; la mia rimane (direi purtroppo) una prospettiva verticale, la tua invece orizzontale; e io non riesco a togliermi dalla memoria il Nino Romano che sedeva al primo banco della mia prima Liceo (’38-’39) e a staccarlo dal Giuseppe Virgilio che sedeva all’ultimo banco di sinistra (dalla cattedra) della mia coeva terza Liceo nel mio anno galatinese. Ma tu forse non ami molto ( o fingi di non amar molto) gli abbandoni sentimentali. Pure, sarà certo un paradosso, ma a me pare che quelle pagine dedicate al nostro Nino costituiscano la tramatura di una tua dissimulata (involontariamente, forse) autobiografia, altrettanto valide a conoscer te quanto Lui, le tue predilezioni ideologiche, le tue scelte politico-culturali (in senso molto alto e ampio). Ti dirò che, ripercorrendole, mi sono sembrate (e così le ho sentite) come una “confessione”. Forse è questo uno dei risultati della mia prospettiva verticale. E così anche, nei decenni che scorrono, tocco con mano il tramutarsi dei giudizi storici nelle generazioni successive alla mia. Per esempio, io ho sempre creduto che il principio secondo il quale lo studio scientifico è innanzi tutto uno studio di processi e non di fatti, fosse assolutamente fondamentale in Luigi Russo, non solo, ma addirittura peculiare nell’ambito dello storicismo idealistico; senza di esso la figura di Luigi Russo non avrebbe alcun senso o validità storica; e proprio dal sentimento del fieri, del processo, rinasce, riprende forza, rinvigorisce la nuova filologia. Anche nel nostro Nino, che fu per alcuni anni mio valido collaboratore (Assistente volontario) all’Università. E parlavamo tanto del “Giornale storico”…
Ma questo è solo uno dei tanti casi in cui vedo modificarsi quelle che sembravano le esatte interpretazioni di alcuni decenni fa. Le nuove generazioni vedono certo con occhi diversi dai nostri di allora. E alle nuove generazioni capiterà certo la stessa cosa quando esse diventeranno a loro volta vecchie. Che straordinaria cosa! E allora veramente ci si domanda che cosa sia davvero la “storia” e quale la verità vera dei fatti. Ahimè, altro che aristotelismo…..
Ma perché vado dicendoti queste cose? Perché mi pare che questo sia il miglior modo di ringraziarti, anche dando spazio a questo mio desiderio di colloquiare con te in nome e per forza di un legame molto solido e molto antico.
Ti saluta affettuosamente
Mario Marti