a cura di Adele Errico
Le sillabe, il vento. La poesia di Antonio Prete è incastonata nello spiraglio tra questi elementi La lingua e la natura, la forma e la passione, il cristallizzarsi della parola e il fluire della vita. Poeta, critico, narratore, traduttore, Antonio Prete è nato a Copertino e vive a Siena, dove ha insegnato in Università Letterature comparate e ha diretto il Dottorato di Comparatistica e traduzione letteraria. Ha pubblicato saggi su Leopardi e Baudelaire; ha studiato forme e figure con le quali sono rappresentati i sentimenti: “Trattato della lontananza” (Bollati, 2008), “Compassione” (Bollati, 2013), “Il cielo nascosto. Grammatica dell’interiorità” (Bollati, 2016), “Carte d’amore” (Bollati, 2022). Ha scritto libri di narrativa: “L’imperfezione della luna” (Feltrinelli, 2000), “Trenta gradi all’ombra” (Nottetempo, 2004), “L’ordine animale delle cose” (Nottetempo, 2008), “Un anno a Soyumba” (Manni, 2008), “Album di un’infanzia nel Salento” (Bollati, 2023). Per la poesia si ricordano “Menhir” (Donzelli, 2007), “Se la pietra fiorisce” (Donzelli, 2012), “Tutto è sempre ora” (Einaudi, 2019). Prossimamente “Convito delle stagioni” (Einaudi, 2024).
Antonio Prete, cosa rappresenta per lei ricevere l’”Olio della Poesia”?
Direi che rappresenta soprattutto un invito a pensare la poesia in rapporto al Sud, terra degli ulivi, ma anche in rapporto alle mie personali radici, nel Sud e nel Salento. È, dunque, un premio che considero una sorta di risposta ai miei frequenti ritorni a questa terra, una sorta di figura fondamentale, quella del ritorno alla radice.
Un grazie e un caro saluto.