Raffaele Carrieri. Una vita esagerata oltre la scrittura

di Simone Giorgino

Fame a Montparnasse

A novant’anni esatti dalla prima edizione, ritorna in libreria Fame a Montparnasse di Raffaele Carrieri, romanzo a sfondo autobiografico che racconta la bohème parigina dell’autore, pubblicato per la prima volta nel ’32 a Milano da Bietti e ora riproposto da Musicaos in una nuova edizione curata da Antonio Lucio Giannone, che firma anche una puntuale introduzione.

Sebbene sia oggi quasi del tutto dimenticato, Carrieri era un tempo molto noto nel panorama artistico e letterario del Novecento (non solo) italiano, un autore dai tratti quasi leggendari con il quale, come ha ricordato Luigi Cavallo, «tutta l’arte italiana ha avuto a che fare». Cesare Zavattini – che nel 1975 gli ha anche dedicato un libretto di poesie dal titolo Otto canzonette sporche ­– in una lettera, gli scrive: «Non stimo meno di te De Libero, Gatto, Sinisgalli, cioè tre nostri veri antichi comuni amici e anch’essi alti poeti, ma non mi hanno mai fatto soggezione, e tu sì. Cosa significa? Non lo so (…). I lampi dei tuoi occhi tarantini facevano abbassare i miei padani».

Il suo carisma è testimoniato anche dai molti ritratti che, nel tempo, gli sono stati dedicati da artisti di primissimo piano. Da giovane, per esempio, Carrieri è stato modello (a pagamento!) di Picasso; e poi il suo volto è stato immortalato da Savinio, Campigli, Fontana, Cantatore, de Chirico, Gentilini, Fiume. In un’intervista apparsa su «Grazia» nel ’67, Carrieri scrive: «sono i tipi come me che hanno fatto il mondo, hanno fatto la Grecia, Roma, l’Egitto… Io dico delle cose enormi su di me, ma è così, è la verità». Una verità che ha quasi dell’incredibile. Secondo Giancarlo Vigorelli, «Carrieri è uno dei pochi scrittori italiani dei quali si dovrebbe scrivere, un giorno, la vita: non è mai stato un personaggio anonimo, come l’ottanta per cento, ahimè, dei suoi colleghi, vuoti uno per l’altro di vita».

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