di Boris Andreevič Lavrenëv
(continuazione)
Capitolo Terzo
Di taluni inconvenienti del viaggio nell’Asia Centrale senza cammelli e delle sensazioni provate dagli uomini dell’equipaggio di Cristoforo Colombo.
Il quarantunesimo doveva diventare, sul conto di Marjutka, il tenente della guardia imperiale, Govorucha-Otrok.
E sarà stato per il freddo, o per l’emozione, ma Marjutka aveva fallito il bersaglio.
Il tenente, quindi, rimase nel mondo terrestre di una cifra eccedente sul conto delle anime vive.
Su ordine di Evsjukov, fecero un’attenta perquisizione delle tasche del tenente arrestato e sulla schiena della sua giubba di camoscio trovarono un taschino ben nascosto.
Il tenente s’impennò, come un puledro della steppa, ribellandosi, quando una mano del soldato della Guardia Rossa gli trovò, tastando addosso, una tasca segreta, ma, essendosi tenuto saldamente, soltanto il tremore delle labbra e il pallore ne tradirono lo smarrimento e l’agitazione.