La ZES unica e l’attrazione di investimenti al Sud

di Guglielmo Forges Davanzati

A sette mesi dalla sua istituzione si può provare a tracciare un bilancio, seppur provvisorio, della ZES unica voluta dal Ministro Fitto, sulla base dell’evidenza scientifica sui fattori che determinano la localizzazione industriale e delle nostre conoscenze sui costi e benefici del decentramento istituzionale. Non si dispone, al momento, di una base conoscitiva ufficiale per la valutazione degli impatti delle zone economiche speciali in Italia, nonostante esse siano state normate a partire dal 2017.

Può essere utile ricordare che le ZES europee e italiane – basate su trattamenti fiscali e doganali favorevoli per le imprese che localizzano in determinate aree – si basano sull’esperienza cinese, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per terminare, al momento, con l’istituzione della Hainan Free Trade Zone del 2018 e le cosiddette ZES di ultima generazione, diverse dalle prime perché queste erano concepite come “isole capitalistiche” in un’economia dirigistica e burocratizzata. Sono considerate di successo le esperienze dei Paesi dell’Est Europa, soprattutto la Polonia, a partire dalla fine dell’esperienza comunista.

Quattro aspetti andrebbero considerati per valutare l’esperienza fatta e ciò che ci si può attendere.

Questa voce è stata pubblicata in Economia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *