“Riusciamo a evitare che l’intelligenza artificiale, come il Dio di Feuerbach, sia la proiezione sovrasensibile di un’umanità dimentica del fatto che ciò che ha sparato in cielo e dotato di onnipotenza non è altro che sé stessa? Per farlo occorrono riflessione e conoscenza storica: quanto alla prima, in ogni macchina, anche la più semplice, si nasconde il lavoro di chi l’ha progettata. Inversamente, l’umano pensa attraverso macchine e attraverso istituzioni, e quella tra intelligenza naturale e artificiale non è una gara, bensì l’attuale forma che ha preso il fatto per cui da sempre l’intelligenza naturale è impegnata nell’elaborazione di apparati tecnici che la potenzino e ne riducano gli sforzi.
Tutto ciò suggerisce che l’umanesimo sta all’origine della produzione di macchine: è qui che si manifesta e va riconosciuto, lasciando da parte la ricerca di un “umanesimo digitale” che instillerebbe nelle macchine dei principi etici, perché questi non solo non sono universalmente condivisi ma ci sarebbe semmai bisogno che venissero prima di tutto introiettati dagli umani, che spesso si muovono ispirati da principi cinici o malvagi.”
Maurizio Ferraris, Propp e la fiaba del Boeing, in “Alias” Domenica, inserto settimanale de “Il manifesto”, 14 luglio 2024, anno XIV – N° 28, p. 1.