di Francesco D’Andria
Specificità delle grotte
Nei disegni e dipinti dedicati alla grotta dalla quale sgorgano le sorgenti della Loue, un fiume della nativa Franche-Comté, il celebre pittore Gustave Courbet rende, con grande efficacia, l’impatto emozionale che queste cavità naturali, specie se unite al fluire delle sorgenti, hanno sull’immaginario collettivo. Certo il dipinto la Source de la Loue, non apparve ai parigini così scandaloso come l’altra sua opera, Source de la Vie (la sorgente della vita), ma ambedue sono accomunati dalla forza misteriosa che si addensa nelle cavità della terra e nel realistico nudo femminile.
Le grotte, come altre manifestazioni della natura caratterizzate da una forte identità morfologica, possiedono infatti una straordinaria capacità di evocare simboli complessi e di attivare processi di sacralizzazione. Isolamento, monumentalità, inaccessibilità, oscurità, profondità, esalazioni segnano una netta separazione rispetto al contesto ambientale circostante, e facilitano l’irruzione del soprannaturale.
Nel Mediterraneo caratterizzato dal diffuso carsismo, il fenomeno assume dimensioni eccezionali: solo in Grecia sono state censite 10.000 tra grotte e cavità, delle quali circa 2.000 conservano tracce di una frequentazione umana. Nel riferire lo stesso rapporto percentuale alla Turchia o all’Italia, dove le cavità identificate sono circa 40.000, ci si rende conto delle enormi potenzialità di conoscenza rappresentate da questa realtà in cui natura e cultura appaiono fortemente intrecciate.
Le grotte costituiscono in effetti delle vere «capsule del tempo», che custodiscono, in diacronia, reperti risalenti alla più antica storia della nostra specie. In alcuni casi esse sono caratterizzate dalla straordinaria abbondanza di oggetti, come all’interno dell’antro Coricio, non lontano dal santuario di Apollo a Delfi, dove gli scavi francesi hanno portato alla luce ben 16.000 vasi antichi e 50.000 frammenti di figurine in terracotta.