Così in “Discomparse”, Annovi rigenera la parola degli “svociati”, delle figure che restano sospese ai margini dell’esistenza, dei cancellati, dei dimenticati: la poesia diventa nuovo parto, occasione di rinascita dell’uomo e della lingua; Attanasio in “Vivi al mondo” ricerca lo spiraglio tra vita sensoriale e spirituale, attendendo in silenzio, come un cacciatore con la sua preda, che lo sbarbaglio si mostri, che avvenga la fugace sovrapposizione tra le due dimensioni, palesando l’esistenza di quel “qualcosa che chiamiamo anima”. Anche Cescon è alla ricerca di uno spiraglio, di uno scarto significativo, quello tra Preistoria e Storia. Lo fa andando indietro, risalendo alle origini della multiformità della comunicazione, dalle immagini alla parola, dal primitivo allo storico, individuando il passaggio dall’astratto della mente al concreto della materia e ricordando che “la vita là fuori / viene da prima delle forme”. E “Paradiso” di Dal Bianco è un percorso che un uomo compie con il suo cane tra le colline senesi, tra boschi e campi; è un dialogo che diventa concerto a tre voci e la terza voce è quella del paesaggio, sfondo di un dramma individuale che si fa inevitabilmente dramma di un’umanità intera, tuttavia alleviato dalla meraviglia del “paradiso”. Infine nella poesia di Frene la dimensione della memoria incontra il presente, sbrogliando i fili della storia attraverso la cura della riflessione poetica. Sarebbe bello leggerli insieme, come unico percorso poetico, uno dopo l’altro senza pause, o uno dentro l’altro, le poesie dell’uno alternate a quelle dell’altro, in un incastonarsi di sensazioni e scritture, in un percorso tra natura e storia, tra luci e ombre del panorama poetico italiano contemporaneo.
[Nuovo Quotidiano di Puglia, 12 luglio 2024]