Sugli scogli 19. Lettera al mare 1

Nei mesi estivi la mia città si spopola in alcune ore del giorno, i rumori si attenuano sino a scomparire del tutto; solo il gruppo campanario che ho di fronte, all’improvviso trafigge l’aria impigrita e nessuno si avvede. Quanto a me, prediligo il tuo rumore, mare, quando forze immani sprigioni dal tuo alvo, o quello di alcioni in amore.

Giorni fa, un grecale invitante mi ha spinto fuori e, a piedi, ho raggiunto il centro storico, già avvolto dalle tenebre. Vi ero stato qualche anno prima con  un amico pescarese, rimasto strabiliato dalle tipologie abitative dei nostri avi: finestrelle, stradine, vicoli, corti; scorci di straordinaria bellezza. Qua e là, palazzi gentilizi a marcare ‘differenze’. Strabiliato, mare, ma anche stupefatto al cospetto di basolati….bituminati, e coprì gli sconosciuti autori di tale obbrobrio con prolungati vituperi.

Altra notizia, ma non ti agitare. Approfittando dell’esodo agostano, ho monitorato le vie d’entrata alla mia città. Per chi vi giunge da Est, costeggiando il campo sportivo, ha davanti a sé un agglomerato senza nome, senza un  ‘benvenuti a…’, senza un segnale stradale che indichi la velocità da tenere nel centro urbano, sicchè le auto, di sera e di notte, vi sfrecciano come bolidi. Di più? Su via Gallipoli, angolo via Molise, è lampante la mancanza d’un divieto di sosta, ma è vano parlare, vano e frustrante. Verrebbe da pensare, senza almanaccare tanto, che certuni siano orbi come talpe, sordi e indolenti. In tempi non sospetti, tutti bravi a vendere fumo, parole melliflue, fanfaluche. Forse avevi ragione, mare: sono dei quaquaraquà e basta, fatte rare eccezioni.

Di sera, nel cielo blu cobalto, due aerei di linea s’incrociano nello stesso punto e allo stesso orario. E’ il momento in cui invidio per davvero chi solca i cieli: non ho mai vinto la paura di volare. ‘Volo’ in altro modo, tu lo sai, tra speranze più perdute che ritrovate.

Di tanto in tanto, viene a trovarmi un amico cui mi legano affinità elettive. E’ tipo fuori dal coro, caustico, a modo suo pugnace. Chiacchieriamo, sotto il pergolato. L’ultima volta, fiume in piena, non ha lesinato stilettate verso chi sgomita per apparire, verso gli esegeti prezzolati. Ho concordato pienamente.

Siamo al giro di boa, mare. Un altro anno della mia vita se ne va con l’estate. Anche Aba ha solcato l’azzurro verso l’Ellade con  la piccola Elene. Tutto scorre veloce di sola andata. Solo le attese restano.

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