Prima ancora di conoscerlo personalmente, di Nello Sisinni (Bagnolo del Salento, 2 dicembre 1939 – Cursi, 10 ottobre 2023) mi aveva colpito un grande dipinto, La vendemmia, che faceva bella mostra di sé su una parete di fronte all’ingresso del Rettorato dell’Università di Lecce, sito allora a Palazzo Codacci Pisanelli. Dopo seppi che l’opera, realizzata nel 1982, era stata donata dall’autore all’Ateneo salentino. Lo conobbi qualche anno dopo, allorché Nicola De Donno, nel novembre del 1987, venne a trovarmi a casa, insieme a lui, portandomi una copia di La guerra guerra (Fasano, Schena, 1987), la sua ultima raccolta di poesie in dialetto magliese illustrata proprio da Sisinni con disegni di grande impatto visivo. De Donno mi chiese di presentare il libro che mi diede con la seguente dedica firmata da entrambi: «16 ottobre ’87 | A Lucio Giannone | con amicizia | Nicola De Donno | Nello Sisinni». Per vari motivi, la presentazione non si riuscì a fare, ma negli anni successivi ebbi modo di occuparmi dell’uno e dell’altro (e su De Donno rinvio al recente scritto pubblicato su questo sito il 21 marzo 2024). Da allora restai in contatto con Nello con cui successivamente si stabilì anche un intenso rapporto di collaborazione che sfociò in pubblicazioni e mostre di rilievo.
La prima occasione importante in tal senso fu rappresentata da un’opera impegnativa su cui Sisinni mi chiese di scrivere qualcosa. Si trattava dei quattordici pannelli della Via Crucis in terracotta che gli erano stati commissionati dalla Chiesa Madre di Maglie a cui erano destinati. E nella lettera che qui pubblico, manoscritta su un foglio, Sisinni mi comunicava l’avvenuta realizzazione dei bassorilievi nel maggio del 2012. Mi misi subito al lavoro, esaminando attentamente una grossa agenda che conteneva centinaia di disegni e schizzi preparatori, oltre che riflessioni e annotazioni che «permettono ‒ osservavo nel mio scritto ‒ di entrare nel laboratorio di Sisinni chiarendo il senso e la direzione del suo lavoro». Poi passavo ad analizzare le quattordici formelle in terracotta caratterizzate «dal tratto fortemente espressionista che mira alla deformazione delle figure per dare ad esse un senso più profondo e una intensità maggiore, a costo anche di infrangere i canoni tradizionali nella rappresentazione della Via della Passione».
Dopo che gli inviai il mio pezzo, il 20 febbraio 2013, mi scrisse la seguente e-mail che ormai aveva preso il posto della tradizionale lettera cartacea: «Lucio, io ho modellato con la creta i pannelli della Via Crucis, la tua cultura li ha chiaramente illuminati. Non solo, ma ha arricchito, anche con accorto e inconsueto sguardo, la mia agenda n. 51, completandola e descrivendola con crescente magistero. Il tuo linguaggio è stato tanto più espressivo quanto più marcata è stata la deformazione che tu hai scoperto nelle figure modellate. E che dovevi dire altro? Inizierò da domani a comporre il menabò. Ci vedremo fra qualche giorno. Nello».
Su una copia del volumetto, dal titolo, suggerito da Mario Marti, La Via della Passione, stampato quell’anno dalle Edizioni grafiche Panico di Galatina, insieme al disegno del volto di Cristo scrisse questa dedica: «All’amico Lucio che, | nella sua placida calma esterna | e con lodevole silenzio, volle | questa pubblicazione di volti ve- | ritieri dopo averli analizzati | con acuto e schietto taglio analitico. | Con tutti i colori della nostra | vera amicizia. | Nello | 27.04.2013».
Qualche anno dopo, in qualità di presidente del “Centro Sigismondo Castromediano e Gino Rizzo” di Cavallino di Lecce, proposi al Consiglio direttivo di organizzare una mostra antologica di Nello Sisinni, in occasione dei suoi cinquant’anni di attività. Nello aveva già donato al Comune di Cavallino, su mia indicazione, cinquanta disegni, a matita acquarellata e a china, ispirati a opere pittoriche e plastiche collocate nella chiesa settecentesca di San Domenico di Tricase, e tre pannelli ispirati alle Memorie di Sigismondo Castromediano che ora figurano nella Sala consiliare. La mia proposta venne accolta con entusiasmo dall’on. Gaetano Gorgoni, che era l’anima del Centro Studi, e dagli altri componenti del Direttivo.
La mostra si tenne nella splendida Galleria del Palazzo Ducale di Cavallino dal 23 maggio al 14 giugno 2015. In quell’occasione vennero esposte numerose opere (dipinti, disegni, terrecotte) appartenenti a vari periodi e rappresentative dei soggetti prediletti da Sisinni: paesaggi, ritratti, bagnanti, nature morte. Un’assoluta novità era costituita proprio dai tre bassorilievi ispirati alle Memorie del Duca, presentati per la prima volta.
Nella mia Introduzione al catalogo, a cui si rimanda per un approfondimento, tracciai un profilo dell’attività artistica e della stessa personalità di Sisinni, che è forse il più completo esistente fino ad oggi (lo scritto è reperibile anche su questo sito). Quando lo lesse, Nello mi scrisse la seguente e-mail in data 09/05/2015: «Lucio, | la tua penna è più colorata della mia tavolozza; da grande intellettuale, hai colto con profonda analisi e immediatezza antiretorica la vita artistica del vecchio Sisinni. |A presto, Nello».
In una copia del catalogo, poi, mi appose la seguente dedica: «Al chiarissimo prof. Antonio Lucio Giannone | Caro Lucio, | hai composto questo catalogo con mirabile vigore | scientifico e accurata verifica filologica | tanto da farlo risultare, a tutt’oggi, il più | completo esistente sul linguaggio artistico | del tuo amico Nello Sisinni. Grazie, | Cavallino, maggio 2015». Inoltre, alla fine della mostra, mi fece scegliere un’opera tra quelle esposte. La mia scelta cadde su Scogliera a S. Maria di Leuca, dove, per dirla con Bodini, sembra di assistere a un «tramonto da bestia macellata», con la luce del sole calante che si riverbera sugli alti scogli rosseggianti che contrastano con l’azzurro intenso del mare.
Intanto l’artista, subito dopo, per ringraziare il Comune di Cavallino dell’antologica, donò altre opere che figurano in un cataloghetto, Donazione Sisinni (Tuglie, Tipografia 5 EMME, 2017) con la mia prefazione. In essa mi soffermavo anche sulla serie delle Matres, terrecotte che affrontavano il tema della maternità, di cui aveva donato dodici dei trentadue pezzi totali. In questo ciclo – scrivevo – «egli ha esplorato, con un forte coinvolgimento emotivo, questo microcosmo diadico costituito da madre e figlio, cercando di rappresentare l’ampia gamma di sentimenti che lo caratterizzano» Quando lesse il mio pezzo, Nello mi invio un’altra e-mail in data 11/01/2016: «Lucio, grazie; grazie per quanto hai scritto sulle Matres; non era facile scrivere su questo mio recente percorso artistico; un tema che, sin dall’epoca etrusca, ha interessato con perseveranza, la poesia, la musica e le arti figurative. Solo una raffinata capacità intellettuale come la tua poteva esprimere quanto non tutti riescono a “saper vedere”. È pur vero che m’imbatto continuamente in nuove e imprevedibili prove, ma è anche vero che le tue interpretazioni prolungano l’emozione del mio segno. Ne parleremo, quando deciderai, in uno dei prossimi pomeriggi. Ti saluto con affetto. Nello».
Negli anni seguenti mi mise al corrente di alcuni progetti che, con la sua consueta esuberanza umana e artistica, aveva in animo di realizzare e nei quali mi voleva coinvolgere. Nessuno di essi però andò in porto anche per il peggioramento delle sue condizioni di salute. L’ultima volta che lo vidi fu qualche mese prima della morte, quando andai a trovarlo a Cursi con un amico. Purtroppo non stava già bene, ma non aveva rinunciato a modellare, come era solito fare, volti e figure in terracotta, prendendo spunto dagli schizzi, eseguiti su agende, di umili abitanti del suo paese che chiamava i “nobili del Salento”. Ne aveva realizzata una serie dalla quale mi fece scegliere un esemplare, la testa di un vecchio, che conservo accanto alle altre opere che nel tempo mi aveva generosamente offerto.
Grazie Professore,
mi hai fatto rivivere antiche emozioni fatte di atmosfere che Nello, il suo studio, la sua amicizia, la sa arte, che sapeva essere interprete della collettività, hanno fatto, e faranno, parte di me finché sarò qui.
Camillo De Donno