Manco p’a capa 209. Aeroporto Malpensa, ovvero il marchio degli italiani


Per tantissimi italiani i giudizi su queste cose sono frutto dell’invidia di avversari politici, incapaci di analogo successo elettorale. Nella prima repubblica c’erano vizi privati e pubbliche virtù, con i democristiani che frequentavano le chiese e poi, di nascosto, si facevano di cocaina. Berlusconi rende pubblici sia i vizi sia le virtù, e omologa entrambi a virtù. E’ maestro di sdoganamento, dai fascisti all’evasione fiscale, alla corruzione, inclusa quella di minorenne. Invidia. Vorresti andarci tu alla festa dei diciotto anni di uno schianto di femmina che, l’anno prima, ha fatto capodanno in una tua villa. Prima dei diciotto anni, quindi, quando era minorenne… ma che fa? Il padre e la madre sono felicissimi. E anche lei. Tutto a posto. Lui è così generoso!
Queste cose, lo ammetto, mi ossessionavano. Il paese era rappresentato da questo “campione”, presidente di tutti gli italiani e non solo di quelli che lo avevano votato. E quindi, invisibile ma evidente, sul petto avevo un distintivo con il suo volto. Non riuscivo a capacitarmi. Dice che la Magistratura è un cancro e i mafiosi sono eroi… e vince le elezioni. Sta mandando in default il paese, assieme a Meloni e Salvini, e Napolitano è costretto ad affidare le sorti del paese a Monti, ed eccoli di nuovo al governo. Lui è passato a miglior vita, ma il suo nome persiste nel simbolo del suo partito. Il berlusconismo non è finito: al governo ci sono di nuovo Meloni e Salvini, assieme a sbiaditi esponenti del partito fondato dal fu cavaliere. Gli stessi che ci stavano portando al default. Come dicono a Genova: m’atastu se ghe sun: mi tocco per vedere se ci sono. Niente paura, non è la fine della democrazia: son tornati perché sono stati eletti. Li ha scelti il voto degli italiani! E loro, gli eletti, sono fieri del loro passato, lo rivendicano. Tanto da procedere alla beatificazione di Berlusconi, imponendola a tutto il paese. Hanno vinto le elezioni: comandano loro! Recentissima, e già commentatissima, è la proposta di intitolare a Silvio l’aeroporto internazionale di Malpensa. Altri aeroporti sono intitolati a personaggi che rappresentano il paese intero, come il Leonardo da Vinci di Roma, oppure la città, come il Cristoforo Colombo di Genova, e il Marco Polo di Venezia. Per non parlare del Falcone e Borsellino a Palermo e Amerigo Vespucci a Firenze. Queste scelte sono un biglietto da visita offerto a chi arriva: sei nel posto dove queste persone sono nate. La lista dei nomi di aeroporti italiani comprende Karol Woytila e Sandro Pertini, anche se non sono nati a Bari e a Torino.
Milano e la Lombardia ci hanno dato Alessandro Manzoni e Cesare Beccaria, ma anche Craxi, Formigoni e Bossi. Chi scegliere, tra tutti, per rappresentare la città e la regione agli occhi di chi arriva da “fuori”? è giusto che siano i lombardi a scegliere! E pare che, per loro, Berlusconi rappresenti il meglio che Milano ha dato al paese e al mondo. Questi sono i fiori all’occhiello della città, e se Berlusconi è percepito come il più rappresentativo, quello che simboleggia la reputazione della città, è giusto che l’aeroporto di Malpensa abbia il suo nome. Incuranti del ridicolo, i lombardi hanno fatto la loro scelta. Come altri personaggi che ci hanno governato… ha fatto anche cose buone, e sono quelle, alla distanza, che restano. Gli italiani che non approvano sono rosi dall’invidia. Sarebbe anche giusto erigere una statua al campione. Un tempo era uso mostrarlo mentre monta un cavallo ma, visto il personaggio, penso che sceglieranno di immortalarlo mentre monta un’olgettina. Per la posizione sarà indetto un referendum.
Nota: questo è un maldestro tentativo di scrivere un post ironico ma, a pensarci bene, c’è poco da ironizzare. All’estero sono tantissimi che alla parola Italia associano Berlusconi! Facciamocene una ragione: noi siamo quello che votiamo, è il nostro “marchio”.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 9 luglio 2024]

Questa voce è stata pubblicata in Culture, credenze e popoli, Manco p’a capa di Ferdinando Boero, Politica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *